mercoledì 8 giugno 2016

L'arcano del potere (vale anche per Rimini)





Ieri sera con gli “amici e fidati compagni”, durante la cena di autofinanziamento per le spese legali relative agli scioperi nella logistica e alle lotte degne per il diritto all’abitare, la “scolarca” Mara Marani era preoccupata che volessi “aprire un dibattito”.
- Ti pare che sia uno che vuole aprire un dibattito?
E tuttavia ai vecchi e nuovi amici e fidati compagni, voglio offrire una riflessione, soprattutto a quanti, in questi giorni, patiscono una qualche tensione o una certa delusione.
Utilizzo un discorso di Elémire Zolla, che è stato uno dei pensatori di cui più, in anni passati, mi sono nutrito. Non faccio citazioni per amore di erudizione o per apparirne come un campione (lo dico per chi ancora non mi conosce bene), ma semplicemente perché se qualcuno ha detto prima e meglio di me quello che penso, non vedo che problema ci sia nell’utilizzarlo. Le parole di Zolla non sono un balsamo retorico, ma verità segrete e qui esposte che non sempre riescono ad apparirci evidenti (a proposito di dispercezione della propria autoreferenzialità”...).




La verità e la forza dimorano presso gli umiliati e oppressi, e chi dà loro la parola diventa signore.
Enunciato così, questo segreto della storia vibra d’un tremolo sgradevole, è assai simile a una menzogna di retore. Eppure è ben vero che l’insidia maggiore degli imperi è nelle catacombe popolate di inermi, più che nelle schiere nemiche disposte in battaglia, e massima accortezza d’un reggitore è l’eliminazione dei covi di sofferenza […]
La verità dimora presso i deboli perché la ragione è superflua al forte, ma è l’unica forza dell’oppresso, che dall’oppressione è costretto a forgiarsi con ogni cura quella sua unica arma […]. Chi geme sotto un’oppressione alimenta con sudore e sangue la pianta della conoscenza; per il potente la conoscenza è oggetto di disprezzo o di curiosità o di ornamento, solo la vittima ne ha fame e bisogno.
La verità dimora presso gli umiliati, ma anche la forza (futura) è loro appannaggio […] ogni potenza suscita, quando non la trovi, una potenza opposta (e se non ne ha una davanti a , fatalmente si scinde all’interno) e la potenza rivale spinge gli strati sofferenti contro la gerarchia, facendo salire il basso in alto: la meccanica degli equilibri sociali vuole che la potenza nemica abbia per alleati coloro che la gerarchia imperante schiaccia con la sua mole. È fatale perciò che il Tempo lavori a favore dei reietti […]
Chi per un attimo si stacca dalle passioni, scopre che i potenti sono, fra tutti, degni di pietà, perché non c’è dinastia che non allevi nell’ombra il regicida […] La trepidazione suscitata dalla maestà e dall’imperio è la stessa che suscita un fiore in boccio: commiserazione estatica dell’effimero, trasalimento di fronte alla vittima decorata con le insegne del dominio, tanto simile al toro che si reca al sacrificio scampanellante e impennacchiato. […]
Tutto questo è attestato in forma sibillina da vecchie massime: «Ciò che si semina in pianto si raccoglie in canto», «Dopo le ceneri la resurrezione come dopo il carnevale la quaresima», «Sangue di martiri seme di fedeli».
La massa ignora verità a tal punto ovvie, perciò ama i potenti e li invidia, disprezza e compatisce gli oppressi, e difficilmente immagina il teschio sotto il volto, il fiore in boccio sopra il teschio sotto terra, unico uso legittimo della facoltà immaginativa. Ogni potere e ogni oppressione paiono alla massa eterni e finché le si appartiene non è dato di comprendere come sia la medesima forza malefica a esaltarci nella buona sorte e a deprimerci nell’avversa.
Viceversa chi si separi dal volgo per contemplare questi archetipi, per immaginare dietro a ogni cosa il suo opposto, ottiene vari e strani compensi. Uno, addirittura vertiginoso, è la rivelazione che nulla si può raggiungere se non attraverso il suo contrario: la libertà solo sotto il giogo delle norme, la felicità in grazia della disciplina, il potere in virtù dell’umiliazione.


Elémire Zolla, Il segreto del potere, «Corriere della Sera», 11 gennaio 1964, ripubblicato sotto il titolo «Martirio e potenza» in Elémire Zolla, Gli arcani del potere: Elzeviri 1960-2000; introduzione a cura di Grazia Marchianò, BUR, Milano, 2009, pp. 275-279.



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