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mercoledì 8 giugno 2016

Venerucci: una targa sulla tomba


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Da LA VOCE di Romagna, martedi 26 aprile 2016, p. 8





Venerucci: una targa sulla tomba

ISTITUTO STORIA DEL RISORGIMENTO

L’eroe fucilato con i fratelli Bandiera







Alla presenza dei rappresentanti del Comune di Rimini per le Autorità Civili e dei rappresentanti del 2° Gruppo 121° Reggimento artiglieria contraerea per le Autorità Militari, è stato commemorato al Cimitero monumentale il martire dell’Unità Italiana, il riminese Giovanni Venerucci fucilato con i fratelli Bandiera il 25 luglio 1844. L’iniziativa culminata con lo scoprimento di una nuova targa apposta sulla tomba del martire preparata e voluta dall’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano e da numerose associazioni democratiche romagnole ha registrato importanti interventi da parte dell’assessore del Comune di Rimini Irina Imola e per l’associazione Giovanni Venerucci dal dottor Arturo Menghi Sartorio. Quest’ultimo ha narrato numerosi episodi di eroismo e umanità del martire e dei suoi fratelli di martirio nei giorni che seguirono la cattura che hanno ancor più permesso di far capire ai numerosi presenti convenuti l’importanza e l’attualità del messaggio proveniente da quegli uomini e dal loro sacrificio per la società di oggi. Giovanni Venerucci nato a Rimini il 2 novembre 1808 giovanissimo partecipa ai moti del 183l che da Modena si propagano nelle Romagne per raggiungere le Marche e l’Umbria. Affiliato alla “Capanna” carbonara dei “Fratelli del Dovere” verso il 1837 è a Trieste, poi a Corfù dove si  affilia alla Giovine Italia. Partecipa alla sfortunata spedizione dei Fratelli Bandiera che si conclude con la cattura da parte delle truppe borboniche di Venerucci e di altri undici compagni.







mercoledì 20 aprile 2016

Mercoledì 20 aprile 2016 un nuovo omaggio alla figura del martire risorgimentale Giovanni Venerucci



Il Comitato Provinciale di Rimini dell'Istituto di Storia del Risorgimento Italiano, insieme alle associazioni risorgimentali della Romagna e in collaborazione con il Comune di Rimini, organizzano il giorno mercoledì 20 aprile 2016, alle ore 16,30, un evento commemorativo della figura del patriota risorgimentale riminese Giovanni Venerucci per il quale sarà nell’occasione scoperta una targa.
E’ un nuovo omaggio della Città alla figura del martire risorgimentale che fa seguito all'inaugurazione del busto di Venerucci che si è tenuta giovedì 17 marzo scorso nella via a lui dedicata, “non per non rispolverare retoriche passatiste – ha commentato l’assessore ai Servizi al Cittadino Irina Imola che rappresenterà l’Amministrazione comunale alla cerimonia - ma ritrovare una memoria che vive nel nostro presente, imponendoci una responsabilità nell'oggi.
Senza la comune matrice ideale, patriottica ed europea, non sarebbe stato possibile realizzare un così grande sogno di libertà, neppure nel clima fervido e rivoluzionario dell'Ottocento. E io credo che sia doveroso ringraziare questi uomini ed onorarli per il loro sacrificio e, soprattutto, per gli ideali che ci hanno consegnato, dei quali, colpevolmente, troppo spesso, ci dimentichiamo e ci siamo dimenticati e che, invece, andrebbero continuamente rinvigoriti.”
L’ appuntamento è per mercoledì 20 aprile 2016, alle ore 16,30 all'ingresso principale del Cimitero di Rimini e successivo raggruppamento alla tomba del martire.
“Giovanni Venerucci, operaio, patriota, massone e martire con i fratelli Bandiera a Cosenza, rappresenta – si legge nell’invito degli organizzatori - un riferimento ai valori della nostra storia locale, nazionale e sovranazionale, valori che a distanza di tempo hanno saputo innervare l’antifascismo europeo e che danno dignità e rango di scritto sacro all’Umanità alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo.
A distanza di più di settant’anni da quella tumulazione indegna, con la targa che si scopre si rende giustizia a Venerucci almeno sulla sua lapide, per lui e per i nostri giovani, che devono poter conoscere il vero e non dimenticare!”

lunedì 14 marzo 2016

Scoprimento del busto di Giovanni Venerucci - Rimini, giovedì 17 marzo 2016, h. 16.30


In occasione del 155° Anniversario dell’Unità d’Italia, l’Amministrazione comunale di Rimini organizza una cerimonia celebrativa nel corso della quale verrà scoperto un busto di Giovanni Venerucci, il primo e più celebre patriota risorgimentale riminese che perì nella sfortunata spedizione organizzata dai Fratelli Bandiera nel 1844.
L’evento è organizzato con la collaborazione dell’Associazione “Giovanni Venerucci” che si è fatta promotrice dell’iniziativa donando al Comune di Rimini il busto del patriota riminese realizzato dallo scultore e Fratello Orazio Vitaliti.
L’Associazione “Giovanni Venerucci”, fondata a Rimini nel 1983 su impulso di Antonio Calderisi, Gran Maestro Onorario “alla memoria” del Grande Oriente d’Italia venuto a mancare nel novembre del 2011, dopo essersi impegnato, fino all’ultimo dei suoi giorni, per la “primavera” della Massoneria, è da anni iscritta al Registro regionale dell’Emilia-Romagna delle associazioni di promozione sociale e, come espressione profana, riunisce tutti i Fratelli delle Logge all’Oriente di Rimini (RL “Giovanni Venerucci” n. 849 e RL “Guido Nozzoli” n. 1282) e all’Oriente di Riccione (RL “Europa” n. 765 e RL “Giovine Europa Orgoglio Massonico” n. 1466).
Fu proprio il 25 luglio 2011, in occasione delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia durante un convegno di “Omaggio a Giovanni Venerucci”, realizzato dal Comune di Rimini con la collaborazione dell’Associazione “Giovanni Venerucci”, dell’Associazione Mazziniani d’Italia - sezione di Rimini e dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano - comitato di Rimini, per commemorare il patriota riminese, che l’Associazione “Giovanni Venerucci” lanciò l’idea di realizzare un busto del patriota riminese.
Al protomartire risorgimentale è dedicata una targa, posta sotto il municipale Palazzo dell’Arengo, inaugurata il 28 ottobre 1900 dalla Federazione “Giuseppe Mazzini” durante una cerimonia che vide la partecipazione di quattromila persone, rimossa a seguito del terremoto del 1916 e ripristinata soltanto il 29 luglio 1961 per iniziativa dell’Associazione Veterani e Reduci Garibaldini in occasione del primo centenario dell’Unità d’Italia. Esisteva, inoltre, un busto in gesso del martire, modellato nel 1912 dallo scultore Enrico Panzini e appartenente ai discendenti dell’eroe, distrutto dai bombardamenti aerei della II Guerra Mondiale e di cui resta una foto conservata nella civica Biblioteca Gambalunga. Di qui l’idea di realizzare un busto in bronzo dedicato a Venerucci, di cui si è fatto sollecito e ottimo esecutore il Fratello Orazio Vitaliti. L’approvazione dell’Assessore alla Cultura Prof. Massimo Pulini, il perfezionamento dell’atto di donazione al Comune di Rimini-Assessorato alla Cultura, l’individuazione di un luogo idoneo per la collocazione del busto bronzeo e i relativi problemi tecnico-burocratici hanno protratto i tempi di questa nobile intenzione di testimoniare nel tempo, con un’opera che rimarrà patrimonio della Città, l’adesione ideale a quei valori e principi universali che hanno motivato i tanti Italiani che hanno combattuto e sono morti per realizzare l’unità e la libertà del Paese. Ma, infine, giovedì 17 marzo 2016 alle ore 16.30 si svolgerà la cerimonia di scoprimento del busto di Giovanni Venerucci, significativamente collocato nel Centro Storico in Via Fratelli Bandiera all’incrocio di Via Giovanni Venerucci.

Giovanni Venerucci nasce a Rimini il 2 novembre 1808. Fabbro-ferraio, giovanissimo partecipa ai moti del 1831 la cui fiammata da Modena si propagò subitamente nelle Romagne, raggiunse le Marche e accese l’Umbria. Affilato alla “Capanna” carbonara dei “Fratelli del Dovere”, sottoposto a una rigorosa sorveglianza della polizia pontificia, perse il lavoro. Ciononostante, nell’aprile del 1832, ottenne il passaporto per recarsi a Foligno, città funestata da un recente terremoto, dove sperava di trovare lavoro. Verso il 1837 lo ritroviamo a Trieste, dove salpò per Corfù, isola allora protettorato inglese in cui gli era stato promesso un lavoro. Qui si affiliò alla Giovine Italia e fu membro della Loggia “Fenice” n. 1 all’Oriente di Corfù, fondata con patente del Grande Oriente di Francia il 23 giugno 1843.
Partecipa alla sfortunata spedizione dei Fratelli Bandiera che si conclude con la cattura da parte delle truppe borboniche di Venerucci e di altri undici compagni di spedizione. II 25 luglio 1844, in località Vallone di Rovito in provincia di Cosenza, Giovanni Venerucci e altri otto partecipanti alla spedizione vengono mandati a morte, mentre a tre loro compagni è comminato l’ergastolo.
Fiero e imperturbato, con l’intrepida serenità del martire, di fronte al plotone di esecuzione,  dopo aver baciato ad uno ad uno i compagni, si rivolge ai soldati gridando loro: “Fratelli, tirate al petto e risparmiate la testa; poi gridate come noi: Viva l’Italia!”. Per l’irregolarità delle scariche, morì per ultimo, di nuovo gridando: “Viva l’Italia, viva la libertà, viva la patria”.
Di lui ci resta un ritratto disegnato prima dell’esecuzione da uno dei graziati della spedizione dei Bandiera, Giovanni Pacchioni (1819-1887), litografo e scultore, repubblicano e Libero Muratore.




 Vedi anche la notizia ai seguenti link:




giovedì 24 dicembre 2015

Commemorazione Giovanni Venerucci - Rimini 19 dicembre 2015







CERIMONIA DI COMMEMORAZIONE
DEL MARTIRE GIOVANNI VENERUCCI
sabato 19 dicembre 2015, ore 10,30
Cimitero di Rimini


L’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, con sede nel palazzo del Vittoriano a Roma - Comitato Provinciale di Rimini, e le seguenti Associazioni Risorgimentali della Romagna: Associazione Mazziniana Italiana - Sezioni di Ravenna e di Rimini; Associazione Mazziniana della Repubblica di San Marino, ANVRG (Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini) - Sezioni di Ravenna e Rimini; Società Conservatrice del Capanno Garibaldi - Ravenna; Pensiero e Azione - Società Cooperativa Culturale e Ricreativa di Ravenna; Associazione “Giovanni Venerucci” di Rimini; Comitato Capitan Giulietti di Rimini
hanno organizzato il giorno sabato 19 dicembre 2015 alle ore 10,30 con appuntamento all’ingresso principale del Cimitero di Rimini e successivo raggruppamento alla tomba di GIOVANNI VENERUCCI (2 novembre 1808-25 luglio 1844), un evento commemorativo della figura del patriota risorgimentale riminese.

Giuseppe Pacchioni, Ritratto di Giovanni Venerucci, litografia (Archivio fotografico, Biblioteca Gambalunga, Rimini)





CERIMONIA DI COMMEMORAZIONE DEL MARTIRE
OPERAIO DELLA REPUBBLICA E DELLA LIBERTÀ,
GIOVANNI VENERUCCI FUCILATO
CON I FRATELLI BANDIERA NEL 1844

1. Esecuzione dell’Inno di Mameli;
2. Saluto dell’Assessore alla Cultura del Comune di Rimini, prof. Massimo Pulini (assente);
3. Prolusione di Luigi Liverani;
4. Scoprimento targa ad opera della madrina: prof.ssa Eleonora Bairati (assente), discendente della sorella di Giovanni Venerucci;
5. Intervento di Moreno Neri sulla vita e la spiritualità di Venerucci;
6. Conclusioni dell’avv. Gustavo Raffi;
7. Esecuzione dell’Inno di Garibaldi.











mercoledì 22 maggio 2013

Convegno su “Nuovo Risorgimento” della Gran Loggia del Rito Simbolico Italiano a Marsala

Il 17 maggio 2013 sono partiti gli incontri a Marsala della Gran Loggia di Rito Simbolico Italiano. L'evento era stato presentato nei giorni scorsi dall'assessore alla Cultura Patrizia Montalto, che ha organizzato l'iniziativa in collaborazione con il Museo Civico marsalese diretto da Gabriella Tranchida. All'incontro erano presenti alcuni rappresentanti della Massoneria del Rito Simbolico Italiano, Vincenzo Vitrano, Ariberto Buitta e Giovanni Milazzo.
Nella mattinata del 17 maggio con l'omaggio alla tomba di Abele Damiani e la scopertura di una lapide in sua memoria si è aperta – alle ore 11 – in via XI Maggio la due giorni culturale della Gran Loggia del Rito Simbolico Italiano.

La tomba di Abele Damiani, in forma di piramide, nel Camposanto di Marsala.

Il cartello che ricorda il restauro della tomba monumentale da parte del Grande Oriente d'Italia, del Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili della Sicilia e della Rispettabile Loggia "Abele Damiani" n. 349 all'Oriente di Marsala.
La scopertura della targa in ricordo dell'evento del Rito Sibolico Italiano.

La targa.

La targa

Lapide e targa della Massoneria marsalese.


Di Abele Damiani scrive Giovanni Alagna:

"La carriera politica di Abele Damiani è esemplare per capire attraverso quale aspro tirocinio si è formata la classe dirigente risorgimentale, a cui va riconosciuto il merito di avere unificato l’Italia: cospirazione, carcere, impegno militare, organizzazione del consenso attraverso l’attività politica e sociale, e infine elezione al parlamento. Damiani nacque il 2 giugno 1835 in una famiglia culturalmente stimolante: il padre era un uomo di idee liberali che instillò nei figli l’amore per il sapere e per la patria....
“La patria – scrisse Damiani - si apprende nella famiglia, in mezzo ai propri affetti, e … nel concetto indivisibile dell'onestà pubblica e privata”. Fu mandato a studiare prima nel seminario di Mazara, allora centro di diffusione di idee liberali, e poi nell’università di Palermo, dove entrò in contatto con i gruppi liberali e patriottici palermitani. Fu tratto in arresto una prima volta nel 1853 per un articolo pubblicato su un giornale palermitano, ma fu rilasciato poco dopo. Nel 1854, a causa della malattia del padre, dovette ritornare a Marsala per occuparsi degli affari di famiglia. Continuò tuttavia a tenere i rapporti con Francesco Bentivegna e gli altri cospiratori siciliani, la cui corrispondenza faceva giungere agli esuli maltesi per mezzo delle barche che collegavano Marsala con Malta. Questa sua attività non passò inosservata alla polizia borbonica che, il 10 dicembre 1856, lo arrestò insieme al fratello Antonino. Liberato dopo un anno di carcere duro nella Colombaia di Trapani, nonostante fosse tenuto sotto controllo dalla polizia, Damiani continuò l’attività cospirativa. Il 7 aprile 1860 promosse la rivoluzione a Marsala e dopo la repressione si rifugiò a Malta. Avuta notizia dello sbarco dei Mille, Damiani raggiunse Garibaldi a Milazzo e fece tutta la campagna militare fino alla conclusione della spedizione. Si recò, quindi, a Torino, dove, nonostante la giovane età, fece sentire la sua voce nel dibattito in corso tra i moderati e democratici riguardo all’organizzazione da dare al nuovo Stato. Deluso dalla maniera in cui si stava realizzando l’unità d’Italia e preoccupato per le notizie di emarginazione dei democratici marsalesi, che l’amico Andrea D’Anna gli inviava, tornò a Marsala. Il prefetto di Trapani, riconoscendogli capacità e competenza, lo nominò sindaco, ma egli dopo aver avviato una serie di riforme dell’amministrazione cittadina (nuovi bilanci, riforma tributaria, pratiche per ampliare il porto, istituzione di scuole pubbliche), abbandonò l'incarico per ritornare a Torino. Nella capitale del nuovo regno, Damiani “condusse la vita varia e turbolenta dell’uomo di mondo, non senza qualche roseo mistero e con parecchi duelli”. Racconta un suo biografo che, per far cessare il brigantaggio che lacerava le regioni meridionali del nuovo regno, con alcuni suoi amici aveva progettato di penetrare segretamente nello Stato pontificio, per rapire l’ex regina Maria Sofia, che alimentava la rivolta, e portarla in Sicilia, donde non sarebbe uscita libera, fino a quando non si fosse impegnata ad abbandonare la lotta. Forse il governo ebbe qualche sentore di quella macchinazione e fece intendere che l'avrebbe impedita. Damiani ritornò in Sicilia nel 1862 per partecipare alla spedizione garibaldina che mirava a liberare Roma e dopo lo scontro di Aspromonte, venne arrestato e imprigionato per alcuni mesi nella fortezza di Bard in Valle d’Aosta. Le amarezze di quegli anni e la delusione per come si stava realizzando l’unificazione nazionale lo indussero ad una seria riflessione sul che fare. Egli era convinto che ci fossero due vie nel “processo delle nuove idee: o spezzare la spada, per gettarsi a corpo perduto in una lotta impari di ambizioni e d'interessi venali, o riprenderla nel nome santo de’ forti caduti, e di quanti senton gravi i momenti che li dividono dalle prove supreme”. Scelse la via dell’impegno e riprese l’azione politica: nel 1863 costituì la prima loggia massonica marsalese; nel 1865 organizzò il Meeting per l’abolizione della pena di morte e la soppressione delle corporazioni religiose. Il 18 novembre dello stesso anno 1865, appena trentenne, venne eletto deputato al parlamento per la IX legislatura. Fu eletto poi ininterrottamente fino alla XIX legislatura (1880 – 1895)."

Abele Damiani in divisa di Ufficiale garibaldino


Ritratto di Abele Damiani


Il Rito Simbolico Italiano, nato nel 1859 ad opera della Loggia Massonica Ausonia di Torino, diede vita al Grande Oriente Italiano, regolare e sovrano, sganciato da qualsiasi dipendenza estera. Nel pomeriggio, nella Sala Conferenze della Biblioteca Comunale si è svolta la Gran Loggia, l'assemblea annuale dei delegati del Rito Simbolico Italiano. Si è anche aperta l’esposizione documentaria su “la presenza massonica a Marsala” a cura della Biblioteca comunale e dell'Archivio Storico diretto da Milena Cudia. Il convegno è organizzato dal comune di Marsala, dall'Assessorato alla Cultura diretto da Patrizia Montalto e dal Museo Civico diretto da Gabriella Tranchida. Un ampio spazio è dedicato alla mostra filatelica storica-massonica curata dal Dott. Aldo Bonfanti, presidente dell'Associazione Filatelica Lilibetana. La mostra consiste in una collezione privata in possesso dello stesso Bonfanti, sulla massoneria e sui famosi personaggi storici aderenti ad essa, a partire da Mozart e Garibaldi... 
Alle ore 18,30 l’incontro dei vertici della Gran Loggia con le autorità locali. 
Sabato 18 maggio dalle ore 9,00 alle ore 18,30 presso l’Oratorio "Santa Cecilia" si è svolto un Convegno sul tema “Nuovo Risorgimento” organizzato dal Rito Simbolico Italiano e dalla Loggia Regionale Oreto, con il patrocinio del Comune di Marsala, a cui hanno partecipato: il Serenissimo Presidente del Rito simbolico Italiano, Giovanni Cecconi; lo storico Arturo Menghi Sartorio; Renato Scarpa, studioso di Storia del Risorgimento; Marco Cuzi, Università degli Studi di Milano; Anna Maria Isastia, Università La Sapienza di Roma; Moreno Neri, saggista; Vinicio Serino, Università di Siena; Antonio Panaino, Università di Bologna. Nel corso del Convegno, si è tenuta la presentazione, a cura del Serenissimo Presidente del Rito simbolico Italiano, Giovanni Cecconi, del volume "In nome dell'Uomo" di Gustavo Raffi. In seguito si è svolta una visita nelle famose Cantine Florio. 
Alle ore 21,30 presso il Teatro Impero l’evento lirico “Giuseppe Verdi tra lirica e narrazione” nel bicentenario della sua nascita.

Due vedute dell'Oratorio "Santa Cecilia" prima dell'inizio del convegno.


Il depliant con il programma del Convegno "NUOVO RISORGIMENTO"

Visita alle Cantine Florio.
Le più antiche botti di Marsala delle Cantine Florio.
Le botti sono disposte in forma di tetraktys.