sabato 30 luglio 2011

San Leo 27 agosto 2011 - Conferenza: Stones of Rimini: l’enigma delle pietre del Tempio Malatestiano






San Leo 27 agosto 2011

                                  AlchimiAlchimie 

"Le pietre raccontano" 





Torna nell'incantevole cornice millenaria di San Leo, perla dell'Alta Valmarecchia, AlchimiaAlchimie, evento dedicato all'abitante più noto della rocca dell'antico borgo, il massone Giuseppe Balsamo, alias Conte di Cagliostro che venne condannato al carcere a vita dalla Chiesa per eresia e di cui nel 2011 si celebra il 215° anniversario della morte. 

AlchimiAlchimie è una manifestazione unica e originale, nella quale scienza ed esoterismo si misurano dando vita a tre giorni – dal 26 al 28 agosto - di eventi, feste, danze e cene in piazza, spettacoli, mercatini, incontri culturali di filosofia e tradizioni, benessere e spiritualità, ispirati al Conte di Cagliostro, icona del libero pensiero e simbolo di una città che si è scoperta magico e accogliente luogo di incontro di diverse sensibilità e culture. 
Tra le conferenze in programma, una è a cura del Grande Oriente d'Italia - Palazzo Giustiniani che sabato 27 agosto propone "Le pietre raccontano". 
L'incontro si svolgerà per un'intera giornata nel Palazzo Mediceo di San Leo con inizio alle 10,30, una pausa pranzo e la ripresa dei lavori alle 15,30. 


Questo il programma della giornata:



Palazzo Mediceo,

Mattino dalle ore 10.30


Giuseppe Abramo, Cagliostro e la pietra filosofale
Vinicio Serino, Il Mistero delle Cattedrali: vita, conoscenza, amore.


Pomeriggio dalle ore 15.30

Stefano Bisi, Archi e Ponti: altri usi tradizionali dell’architettura
Antonio Panaino, Il cielo di pietra
Moreno Neri, Stones of Rimini: l’enigma delle pietre del Tempio Malatestiano





Coordina la giornata il fratello Giovanni Cecconi, membro del comitato scientifico di AlchimiAlchimie insieme a Moreno Neri. Info: www.san-leo.it



giovedì 14 luglio 2011

25 luglio 2011 - Omaggio a Giovanni Venerucci


1861 > 2011 > >
Comune di Rimini


RIMINI 1861 > 2011
15O° ANNIVERSARIO UNITÀ D'ITALIA





OMAGGIO A GIOVANNI VENERUCCI
Patriota



25 luglio 1844 - 25 luglio 2011

Lunedì 25 luglio 2011

ore 17.30 Palazzo dell'Arengo, piazza Cavour
Deposizione di una corona alla lapide
posta in ricordo di Giovanni Venerucci

ore 17.45 Sala degli Archi, piazza Cavour
Introduzione storica del periodo risorgimentale
con particolare riferimento alla Spedizione dei
Fratelli Bandiera e alla figura di Giovanni Venerucci
Interverranno:
Pietro Caruso, direttore de "Il pensiero mazziniano"
Eleonora Bairati, docente Università di Macerata
Moreno Neri, saggista


L'iniziativa è stata organizzata con la collaborazione dell'Associazione Culturale "Giovanni Venerucci", dell'Associazione Mazziniana Italiana - sezione di Rimini e dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano - comitato di Rimini.




Giovanni Venerucci nasce a Rimini il 2 novembre 1808. Partecipa alla sfortunata spedizione dei Fratelli Bandiera che si conclude con la cattura da parte delle truppe borboniche di Venerucci e di altri undici compagni di spedizione. II 25 luglio 1844, in località Vallone di Rovito in provincia di Cosenza, Giovanni Venerucci e altri otto partecipanti alla spedizione vengono mandati a morte, mentre a tre loro compagni è comminato l'ergastolo.










Trattato delle virtù: Recensioni e articoli 10

E' uscito il nuovo numero di Hiram, che contiene una recensione su  Pletone / Trattato delle virtù.













 

Il riferimento bibliografico è:
Francesco Angioni, "Recensione a Giorgio Gemisto Pletone / Trattato delle virtù", in Hiram 2, 2011, pp. 99-111


La rivista, in formato pdf, è qui per intero scaricabile. Oppure il download della rivista può essere fatto dal sito del Grande Oriente d'Italia (attualmente a questo url).

Ancora sul "Salone della parola"

Il Resto del Carlino, Pesaro Spettacoli CULTURA/SOCIETA', giovedì 7 luglio 2011




mercoledì 13 luglio 2011

L'utilità della Massoneria

Profano. A che serve la Massoneria? 
Massone. Sinceramente, non serve a nulla. Perciò è unica. Non promette niente, non garantisce nulla, né Inferno, né Paradiso, né sole, né pioggia, né fortuna, né amore, né gloria


Nell'isola delle sirene fiorisce l'immortalità



Un racconto ispirato alle Argonautiche: in viaggio sulla nave di Orfeo, cercando le creature metà fanciulle e metà pesci e il loro prato marino tra gli scogli, con gigli e viole


Dall’Eden alle Sirene: la serie estiva di Tuttolibri prosegue con un racconto che prende spunto dalle Argonautiche orfiche, poema bizantino posteriore alla metà del V secolo d.C. in cui il protagonista delle imprese della nave Argo non è più Giàsone ma Orfeo.
La voce narrante del racconto è quella di Bute, il cui episodio si rintraccia in Apollonio Rodio.


Nell'isola delle sirene
fiorisce l'immortalità





"La sirena Lighea" (1873) dipinta da Dante Gabriel Rossetti

SILVIA RONCHEY

Ogni giardiniere sa che il principio di ogni giardino è la morte. E’ dalla putrefazione e dalla decomposizione più amara che nascono i fiori più dolci, le orchidee più delicate, le rose più profumate, le viole dalle striature più cupe, che trascinano nel vortice dello stame come al fondo del pozzo sul cui orlo si sporgono. Posso annegare in una viola, perdermi nel labirinto di un’orchidea, sciogliermi nella pura contraddizione di una rosa.

Sono affascinato dai giardini più che da ogni altra forma di bellezza, perché sono il perfetto punto di congiunzione tra la bellezza e la morte. Mi chiamo Bute, sono un viaggiatore. Prima di imbarcarmi sulla nave di Orfeo ho girato il mondo, ho visto i giardini pensili di Babilonia, gli orti che gli egizi circondano di alte mura per preservarli dalle tempeste di sabbia, i cortili minoici striati di croco. Conosco il parco dove si riuniscono i discepoli di Socrate, il recinto ombroso dei seguaci di Epicuro, i tetti fioriti in onore di Adone, i ninfei circondati di statue e le esedre traboccanti di campanule e gigli. Ho visto signori prodigarsi per le loro ville sulle coste ausonie o sulle spiagge libiche, frustare i loro giardinieri e offrire sacrifici a Flora perché le terrazze in pendio sul mare fossero tappezzate di dalie fiammeggianti come soli o di ortensie livide come lune. Gareggiavano tra loro, e con la natura genitrice di tutto. Ed erano sempre insoddisfatti.

Poi, nel sud dell’Egeo, ho visto gonfiarsi all’equinozio rose gigantesche, i cui mille petali spalancati emanavano un profumo che stordiva chiunque costeggiasse quelle rive. Ho capito che i fiori più belli non possono essere coltivati, ma devono emergere spontanei dal ciclo inesorabile dell’essere. E che per questo, se nulla può eguagliare la bellezza di un fiore selvaggio, il giardino più bello è quello il cui artefice è la morte.

Sono più goloso dell’ape attica, cara ad Atena, più vibrante dello scarabeo dal verde guscio, sacro agli egizi. Per me il sentore di un fiore è più complesso di qualsiasi melodia scaturita dal flauto o dalla lira, più plastico di qualsiasi forma scolpita da Apelle o da Fidia.

Avevo sentito parlare di un giardino, che è il giardino dei giardini. Cresce su un nudo scoglio proteso nel mare, la punta di un promontorio dove la roccia si tuffa a precipizio dall’alto. Alcuni la chiamano Anthemoessa, l’Isola dei Fiori. Come gli insetti gremiscono le rose e ronzano creando una melodia che ipnotizza e rapisce, così in questo giardino ammaliano i marinai col loro canto strane creature, per metà fanciulle, per metà pesci secondo alcuni, uccelli secondo altri, in realtà grandi insetti dalle code iridate e traslucide, come quelli che precipitano dal cielo insieme agli angeli ribelli.

Alcuni le chiamano Sirene, e il loro nome, seirén, è infatti uguale a quello che in greco designa alcune api solitarie. Secondo altri viene dal verbo seiráo, «lego», e allude al nesso tra tutte le cose, o da seirá, «catena», la grande catena dell’essere. Come che sia, la vibrazione irresistibile che emettono è in qualche modo simile alla musica degli astri. Platone, nel racconto di Er, parlando del fuso che vortica sulle ginocchia della Necessità, ha detto che l’armonia delle otto sfere celesti si fonde nel suono della voce continua, incessante delle Sirene.

Si sa che è destinato a non fare ritorno chiunque si tuffi dalla nave vinto da quel canto. Ma a vincermi non è stato il canto. Orfeo, dritto sulla prua, lo aveva messo a tacere. Con la sua cetra, che detta ordine a ogni creatura, aveva vinto e umiliato le Sirene. A paragone dell’incalzante armonia di Orfeo, il loro era diventato un gemito indistinto. Non sono stato sedotto dalle Sirene, non mi sono tuffato dalla nave per il loro canto. Volevo vedere il giardino.

I fiori che nascono nel prato tra le rocce scoscese, e si specchiano e moltiplicano nell’infinita lente del mare che l’aratro non solca, li immaginavo simili a quelli che secondo i giudei adornano il giardino dell’Eden, o forse a quelli dei cimiteri dei cristiani. Perché, come Circe ha rivelato a Odisseo, nascono da uomini marciti. Perché le sirene dalla voce di miele non si nutrono di altro animale che non sia l’uomo. Ed essere il migliore dei concimi è una delle non molte qualità che rendono superiore agli altri animali il bipede implume che chiamiamo uomo perché, stando ai latini, è fatto di terra, humus, e lì ritornerà.

Tutto va sotto terra e rientra in gioco. Un gran mucchio d’ossa, la pelle che scompare, esseri umani fusi in una spessa assenza. Nel prato marino le ossa erano in putrefazione, l’argilla rossa aveva bevuto il loro biancore e il dono di vivere era passato ai fiori. Grandi gigli purpurei, grandi gigli rosati schiudevano corolle odorose dai bordi dentellati; i calàdi dispiegavano foglie policrome filigranate d’oro bruno, cesellate d’oro verde; le viole si gonfiavano tra fogliami gladiolati; le bromeliacee rizzavano le loro spate enormi come sessi impudichi. Intorno, il cielo cantava all’anima consunta gli scogli mutati in rumore. Come diceva il mio compagno di remi sulla nave di Orfeo, anche noi saremmo divenuti canto.
E’ così che ho deciso di farmi divorare, perché la decomposizione del mio imperfetto corpo mortale contribuisse alla perfezione dell’unica bellezza immortale, che a ogni stagione si ricrea sempre sublime e mai uguale: la bellezza del giardino.

Credetemi, è questa l’immortalità. Non quella di Odisseo, che alle Sirene ha resistito spalmando le orecchie di cera. Non quella di Giàsone, che ha evitato l’Isola dei Fiori per conquistare il Vello d’Oro. Loro sopravvivono nei versi dei poeti, ma sono carta, segno, effigie, immagine di un’immagine — io disprezzo la letteratura. Io mi sono dato alle Sirene come il Buddha alle tigri. Narciso, che amava se stesso, è diventato un fiore. Io, che non amo porre confini tra me e il mondo, mi sono fatto giardino.

 www.silviaronchey.it

(fonte: Tuttolibri, sabato 9 luglio 2011, La Stampa, pagg. I e IV)

mercoledì 6 luglio 2011

"Salone della Parola" al via

Da Il Resto del Carlino - Pesaro, martedì 5 luglio 2011

'Salone della Parola' al via, 
venti appuntamenti nella prima giornata
Giovedì 7 luglio, in tanti luoghi della città, incontri con storici, filosofi, scrittori, sociologi, filologi, con tanto di esercitazione di retorica forense ed una mostra di 'strisce filologiche'




Pesaro, 5 luglio 2011 – Prende il via giovedì 7 luglio a Pesaro il 'Salone della Parola', festival della filologia, che nella sua seconda edizione proporrà, fino al 10 luglio, ottanta avvenimenti culturali. La manifestazione, promossa dall’Ente Olivieri (Biblioteca e Musei Oliveriani di Pesaro) sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con vari patrocini e collaborazioni, propone nella giornata d’apertura ben 20 appuntamenti, a partire dalle ore 10 con un convegno a Palazzo Montani Antaldi (Piazza Antaldi 1) dedicato alla 'macchina retorica', all’uso della parola per persuadere, o ingannare, o manipolare.
 A confrontarsi saranno storici della contemporaneità come Stefano Pivato (Magnifico Rettore dell’Università di Urbino), filosofi come Franca D’Agostini e Paolo Fabbri, la filologa e iconologa Monica Centanni, i critici letterari Roberto Bertinetti e Katia Migliori, il sociologo Massimiliano Paninari e due grandi linguisti come Bice Mortara Garavelli e Raffaele Simone. Il tema della parola e della lingua dal punto di vista strumentale sarà presente in altri momenti della giornata, come nel dialogo tra Francesco Galgano e Paolo Pascucci sulle 'Insidie del linguaggio giuridico' nella ricostruzione di un processo penale romano (ore 18, Palazzo Montani Antaldi) o ne 'L’ospite egiziano' a cura di Giuseppe Giliberti e Gianluca Sposito, una sorta di esercitazione di retorica forense, con commento finale a più voci (magistrati, diplomatici e altri) alle ore 21.30 nella Sala Adele Bei della Provincia.Molto attesa dagli amanti della filosofia sarà, sempre alle 21.30, nel Salone Metaurense di Palazzo Ducale, la lezione magistrale di Remo Bodei 'Parole per ingannare. Simulazione e dissimulazione in politica'.
Molti altri gli appuntamenti della giornata, tra cui presentazioni di libri, dove gli autori saranno assistiti da commentatori o introduttori, come i numerosi insegnanti dei licei del territorio resisi disponibili nell’assistenza culturale agli organizzatori. Decine anche gli studenti che presteranno volontariamente la loro attività. Tra le novità editoriali, spiccano i testi di Gemisto Pletone e Pico della Mirandola (Bompiani 2011) curati rispettivamente da Moreno Neri e Marco Bertozzi, presentati da Luigi Luminati e commentati da Franco Cardini: due opere che offrono un contributo formidabile alla conoscenza dell’età rinascimentale, specie dei principati di Rimini e Urbino (Auditorium Antaldi, ore 16). Altrettanto importante il volumetto (uno speciale di “Studia Oliveriana”) curato da Chiara Agostinelli presentato nella Sala delle colonne alle ore 18, che riporta gli atti del convegno sulla 'Questione della lingua oggi' con cui loscorso anno si aprì il Salone.
Tra gli eventi eccentrici, il mini corso su come pubblicare o auto pubblicarsi, a cura del gruppo Cambia menti (Palazzo Gradari, ore 10) ma anche incontri con personalità di statura europea come Raffaele Simone, che insieme a Dario Corno e Stefano Arduini presenterà due opere di notevole impegno, l’Enciclopedia dell’Italiano (Treccani), e il Dizionario analogico della lingua italiana (Utet). Oltre alle opere di D’Agostini, Fabbri, Mortara Garavelli presentate in sede separata dal convegno (rispettivamente da Paolo Boni, Marcello Buscaglia, Andrea Angelucci), tante altre meritano attenzione, a cominciare da Miti di Città, corposa opera collectanea presentata da Giuseppe Pucci (apertura di Simonetta Drago) che contiene saggi, tra gli altri, di Bettini, Piccinni Puliga, dello stesso Pucci e scritti di Puppi, Marcello Flores, Pierantoni, Tabucchi (ore 10, Centro Arti Visive Pescheria).
Un testo che non mancherà di suscitate interesse è quello di Gabriele Lolli, professore ordinario di Filosofia della matematica nella Scuola Normale Superiore di Pisa, propiziato da Anna Maria Facenda del gruppo Mathesis. Si tratta del Discorso sulla matematica. Una rilettura delle lezioni americane di Italo Calvino, appena pubblicato da Bollati Boringhieri (Sala del Bellini, 11.30). Dalla matematica al teatro classico il passo è lungo, ma non tanto se mediato dalla dimensione digitale: sempre alle ore 11.30 sono previste le presentazioni di una bizzarra mostra di 'strisce filologiche' curata da Anna Busetto Vicari (introduzione di Salvatore Siena) e di un testo molto ben commentato da Gianni Ghiselli delle Baccanti di Euripide (con apertura di Claudia Rondolini).
Il mondo classico tiene la scena anche nella presentazione della rivista digitale 'Dionisus ex machina' (ore 16, Palazzo Antaldi, con apertura di Simonetta Drago)) diretta da Giusto Picone (presente insieme ad Angela Andrisano) o nell’esperimento di traduzioni da vari autori presentato sulla scena della corte di Palazzo Antaldi dagli alunni del Liceo Classico Mamiani (ore 21.30). Da segnalare alcune rarità: l’interpretazione della Colonna Antonina proposta dal grande antichista Giovanni Brizzi presentato da Marcello Luchetti e un manoscritto di imminenente pubblicazione di Tommaso Tommasi curato da Marco Gabucci e presentato da Guido Arbizzoni dal titolo Gli ultimi tratti di una penna che muore. Rinviato invece l’incontro con Francesco Galgani e Paolo Pascucci.
L’ingresso agli appuntamenti è libero previa registrazione. Info: Oliveriana 0721.33344; biblio.oliveriana@provincia.ps.it; www.oliveriana.pu.it 

martedì 5 luglio 2011

Salone della parola - Festival della filologia. Pesaro, 7 luglio 2011

Mio intervento a Pesaro in occasione del Salone della parola - Festival della filologia 2011

Giovedì 7  luglio ore 16.00
Palazzo Montani Antaldi  Auditorium
                                                                                          
A proposito delle pubblicazioni Trattato delle virtù di Giorgio Gemisto Pletone, Bompiani 2010 e

Dell’Ente e dell’Uno di Giovanni Pico della Mirandola, Bompiani 2010
Ne parlano i curatori Moreno Neri e Marco Bertozzi con Franco Cardini

Presentazione Luigi Luminati

 


Qui sotto il programma completo della manifestazione:














lunedì 4 luglio 2011

Lapo e Cino, i miei levrieri

Lapo e Cino, i miei cani, rinnovano la mia notorietà
Ecco il Corriere di Rimini dello scorso lunedì 27 giugno 2011:

Qui aggiungo altre foto:
Lapo, il levriero inglese
Cino, il piccolo levriero italiano      
Infine, una rivisitazione dei levrieri di Piero della Francesca nel Tempio malatestiano: