lunedì 27 giugno 2016

“La parola che salva e la parola che uccide: sacro e blasfemia” - Milano 11 giugno 2016


Lo scorso sabato 11 giugno 2016 alle ore 10.00 si è svolto presso la Casa Massonica di Milano in Via Giovanni Battista Pirelli n. 5 il convegno, aperto al pubblico, sul tema “La parola che salva e la parola che uccide: sacro e blasfemia”. Dopo l’introduzione di Enzo Liaci, Presidente del Collegio dei Maestri Venerabili della Lombardia, Salvatore Musto, Presidente della Loggia Regionale “Insubria” del Rito Simbolico Italiano, ha dato l’avvio ai lavori del Convegno. Introducendo, volta a volta i rispettivi oratori, si sono succedute le relazioni di Moreno Neri, Andrea Vento, Morris Ghezzi, Daniele Gasparetti e Elio Jucci. Ha concluso i lavori del convegno, affollato da un pubblico numeroso e attento, il Serenissimo Presidente del Rito Simbolico Italiano Giovanni Cecconi che ha voluto evidenziare come lo stile del convegno sia un’esatta rappresentazione all’esterno del modo di lavorare dei Simbolici Italiani.
Qui di seguito un reportage fotografico del Maestro Architetto Marziano pagella, Gran Tesoriere del Rito Simbolico Italiano.









































mercoledì 8 giugno 2016

L'arcano del potere (vale anche per Rimini)





Ieri sera con gli “amici e fidati compagni”, durante la cena di autofinanziamento per le spese legali relative agli scioperi nella logistica e alle lotte degne per il diritto all’abitare, la “scolarca” Mara Marani era preoccupata che volessi “aprire un dibattito”.
- Ti pare che sia uno che vuole aprire un dibattito?
E tuttavia ai vecchi e nuovi amici e fidati compagni, voglio offrire una riflessione, soprattutto a quanti, in questi giorni, patiscono una qualche tensione o una certa delusione.
Utilizzo un discorso di Elémire Zolla, che è stato uno dei pensatori di cui più, in anni passati, mi sono nutrito. Non faccio citazioni per amore di erudizione o per apparirne come un campione (lo dico per chi ancora non mi conosce bene), ma semplicemente perché se qualcuno ha detto prima e meglio di me quello che penso, non vedo che problema ci sia nell’utilizzarlo. Le parole di Zolla non sono un balsamo retorico, ma verità segrete e qui esposte che non sempre riescono ad apparirci evidenti (a proposito di dispercezione della propria autoreferenzialità”...).




La verità e la forza dimorano presso gli umiliati e oppressi, e chi dà loro la parola diventa signore.
Enunciato così, questo segreto della storia vibra d’un tremolo sgradevole, è assai simile a una menzogna di retore. Eppure è ben vero che l’insidia maggiore degli imperi è nelle catacombe popolate di inermi, più che nelle schiere nemiche disposte in battaglia, e massima accortezza d’un reggitore è l’eliminazione dei covi di sofferenza […]
La verità dimora presso i deboli perché la ragione è superflua al forte, ma è l’unica forza dell’oppresso, che dall’oppressione è costretto a forgiarsi con ogni cura quella sua unica arma […]. Chi geme sotto un’oppressione alimenta con sudore e sangue la pianta della conoscenza; per il potente la conoscenza è oggetto di disprezzo o di curiosità o di ornamento, solo la vittima ne ha fame e bisogno.
La verità dimora presso gli umiliati, ma anche la forza (futura) è loro appannaggio […] ogni potenza suscita, quando non la trovi, una potenza opposta (e se non ne ha una davanti a , fatalmente si scinde all’interno) e la potenza rivale spinge gli strati sofferenti contro la gerarchia, facendo salire il basso in alto: la meccanica degli equilibri sociali vuole che la potenza nemica abbia per alleati coloro che la gerarchia imperante schiaccia con la sua mole. È fatale perciò che il Tempo lavori a favore dei reietti […]
Chi per un attimo si stacca dalle passioni, scopre che i potenti sono, fra tutti, degni di pietà, perché non c’è dinastia che non allevi nell’ombra il regicida […] La trepidazione suscitata dalla maestà e dall’imperio è la stessa che suscita un fiore in boccio: commiserazione estatica dell’effimero, trasalimento di fronte alla vittima decorata con le insegne del dominio, tanto simile al toro che si reca al sacrificio scampanellante e impennacchiato. […]
Tutto questo è attestato in forma sibillina da vecchie massime: «Ciò che si semina in pianto si raccoglie in canto», «Dopo le ceneri la resurrezione come dopo il carnevale la quaresima», «Sangue di martiri seme di fedeli».
La massa ignora verità a tal punto ovvie, perciò ama i potenti e li invidia, disprezza e compatisce gli oppressi, e difficilmente immagina il teschio sotto il volto, il fiore in boccio sopra il teschio sotto terra, unico uso legittimo della facoltà immaginativa. Ogni potere e ogni oppressione paiono alla massa eterni e finché le si appartiene non è dato di comprendere come sia la medesima forza malefica a esaltarci nella buona sorte e a deprimerci nell’avversa.
Viceversa chi si separi dal volgo per contemplare questi archetipi, per immaginare dietro a ogni cosa il suo opposto, ottiene vari e strani compensi. Uno, addirittura vertiginoso, è la rivelazione che nulla si può raggiungere se non attraverso il suo contrario: la libertà solo sotto il giogo delle norme, la felicità in grazia della disciplina, il potere in virtù dell’umiliazione.


Elémire Zolla, Il segreto del potere, «Corriere della Sera», 11 gennaio 1964, ripubblicato sotto il titolo «Martirio e potenza» in Elémire Zolla, Gli arcani del potere: Elzeviri 1960-2000; introduzione a cura di Grazia Marchianò, BUR, Milano, 2009, pp. 275-279.



Venerucci: una targa sulla tomba


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Da LA VOCE di Romagna, martedi 26 aprile 2016, p. 8





Venerucci: una targa sulla tomba

ISTITUTO STORIA DEL RISORGIMENTO

L’eroe fucilato con i fratelli Bandiera







Alla presenza dei rappresentanti del Comune di Rimini per le Autorità Civili e dei rappresentanti del 2° Gruppo 121° Reggimento artiglieria contraerea per le Autorità Militari, è stato commemorato al Cimitero monumentale il martire dell’Unità Italiana, il riminese Giovanni Venerucci fucilato con i fratelli Bandiera il 25 luglio 1844. L’iniziativa culminata con lo scoprimento di una nuova targa apposta sulla tomba del martire preparata e voluta dall’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano e da numerose associazioni democratiche romagnole ha registrato importanti interventi da parte dell’assessore del Comune di Rimini Irina Imola e per l’associazione Giovanni Venerucci dal dottor Arturo Menghi Sartorio. Quest’ultimo ha narrato numerosi episodi di eroismo e umanità del martire e dei suoi fratelli di martirio nei giorni che seguirono la cattura che hanno ancor più permesso di far capire ai numerosi presenti convenuti l’importanza e l’attualità del messaggio proveniente da quegli uomini e dal loro sacrificio per la società di oggi. Giovanni Venerucci nato a Rimini il 2 novembre 1808 giovanissimo partecipa ai moti del 183l che da Modena si propagano nelle Romagne per raggiungere le Marche e l’Umbria. Affiliato alla “Capanna” carbonara dei “Fratelli del Dovere” verso il 1837 è a Trieste, poi a Corfù dove si  affilia alla Giovine Italia. Partecipa alla sfortunata spedizione dei Fratelli Bandiera che si conclude con la cattura da parte delle truppe borboniche di Venerucci e di altri undici compagni.







sabato 4 giugno 2016

La parola che salva e la parola che uccide. Sacro e blasfemia - Sabato 11/06/2016 ore 10.30. Convegno aperto al pubblico.



La parola che salva e la parola che uccide. Sacro e blasfemia

 

Sabato 11/06/2016 ore 10.30. Convegno aperto al pubblico.



Sabato 11/06/2016 convegno, aperto al pubblico, organizzato dalla Loggia Regionale Insubria del Rito Simbolico Italiano e dal Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili della Lombardia.
L'appuntamento sarà alle ore 10.30 presso la Casa Massonica di Milano in via G.B. Pirelli n. 5.

Introdurrà i lavori Enzo Liaci - Presidente del Collegio dei MM.'.VV.'. della Lombardia.
Seguiranno gli interventi di:

Moreno Neri 
Andrea Vento
Morris Ghezzi
Daniele Gasparetti
Elio Jucci
 

L'incontro sarà moderato da Salvatore Musto - Presidente della Loggia Regionale Insubria del R.S.I.
Concluderà i lavori Giovanni Cecconi Presidente del Rito Simbolico Italiano.










mercoledì 1 giugno 2016

Platone a Rimini



Vedendo questo, e osservando gli uomini che allora si occupavano di politica e tali leggi e costumi, quanto più li esaminavo ed avanzavo nell'età, tanto più mi sembrava che fosse difficile partecipare all'amministrazione della Città, restando onesto. Senza amici e compagni fidati non era possibile far nulla, e d'altra parte era difficile trovarne di disponibili, perché i costumi e il modo di vivere dei nostri padri erano scomparsi dalla Città, e impossibile era anche acquisirne di nuovi nell'immediato. Le leggi e i costumi si corrompevano e si dissolvevano a un ritmo straordinario, sicché io, che una volta ero pieno di entusiasmo per l'impegno nella vita pubblica, osservando queste cose e vedendo che tutto era completamente allo sbando, finii per sbigottirmene. Continuavo, sì, a tener d'occhio se ci potesse essere un miglioramento, e soprattutto se potesse migliorare il governo della Città, ma, per agire, aspettavo sempre il momento opportuno, finché alla fine m'accorsi che tutte le città erano mal governate, perché le loro leggi non potevano essere sanate senza un intervento straordinario congiunto con una buona dose di fortuna, e fui costretto ad ammettere che solo la buona filosofia rende possibile di vedere la giustizia negli affari pubblici e in quelli privati, e a lodare solo essa. Vidi dunque che mai sarebbero cessate le sciagure dell'umanità, se prima alle somme cariche non fosse assurta una generazione di filosofi veri e sinceri, o i capi politici delle città non si fossero votati, per un qualche intervento divino, alla filosofia.
(Platone, Lettera VII, 324b-326b)





Il platonico militante vota RIMINI PEOPLE: http://www.riminiduepuntozero.it/fuori-dalla-caverna-dichiarazione-di-voto-di-un-metafisico-platonico-per-la-citta-di-rimini/



Una delle prime assemblee di RIMINI PEOPLE alla Casa Don Gallo

I giochi olimpici di RIMINI PEOPLE

Il Convivio di RIMINI PEOPLE

Con i Torino Boys. Se c'erano tutti i filosofi ci voleva il grandangolo

Al banchetto di RIMINI PEOPLE

All'assemblea "Nessuno educa tutti puniscono"

I filosofi di RIMINI PEOPLE sulle scale dell'Agorà

All'assemblea "Nessuno educa tutti puniscono"

All'assemblea "Nessuno educa tutti puniscono"

Steven Forti e Mara Marani, candidato Sindaco di RIMINI PEOPLE  presentano il libro su Ada Colau, da occupante di case a Sindaca di Barcellona

La platea di RIMINI PEOPLE alla presentazione del libro su Ada Colau, da occupante di case a Sindaca di Barcellona

A sostegno dal candidato sindaco Mara Marani e della lista di Rimini People il coordinatore nazionale di SEL Nicola Fratoianni e il deputato di SI-SEL Giovanni Paglia

A sostegno dal candidato sindaco Mara Marani e della lista di Rimini People il coordinatore nazionale di SEL Nicola Fratoianni e il deputato di SI-SEL Giovanni Paglia

All'onnipresente banchetto di RIMINI PEOPLE