domenica 1 maggio 2011

Il Tempio Malatestiano bombardato

Ho già parlato di Yuri Stoyanov in un precedente post. Ne ho anche parlato nel testo della mia presentazione a Stones of Rimini pubblicato in questo post.  
Nel 2002 mi inviava dal Warburg Institute queste foto del Tempio Malatestiano bombardato. 




Rimini, Tempio Malatestiano, Navata, guardando verso l’altare principale, neg. Major Paul Gardner, dicembre 1944

 Rimini, Tempio Malatestiano, Muro sinistro della navata solcato da una lesione, neg. Major Paul Gardner, dicembre 1944
 
 Rimini, Tempio Malatestiano, Dettaglio decorativo della facciata, non danneggiato, neg. Lt. Col. Ward Perkins, marzo 1945


 Rimini, Tempio Malatestiano, Lesione sulla facciata meridionale dovuto al cedimento della medesima, neg. Lt. Col. Ward Perkins, marzo 1945



Rimini, Tempio Malatestiano, Angolo sud-occidentale. La linea del plinto mostra chiaramente lo strapiombo della facciata, neg. Lt. Col. Ward Perkins, marzo 1945



Rimini, Tempio Malatestiano, Facciata meridionale, lesione dovuta allo strapiombo della facciata, neg. Lt. Col. Ward Perkins, marzo 1945


Rimini, Tempio Malatestiano, Facciata settentrionale, con lesioni dovute allo strapiombo della facciata, neg. Lt. Col. Ward Perkins, marzo 1945


 Rimini, Tempio Malatestiano, Lesioni causate dallo strapiombo della facciata, neg. Lt. Col. Ward Perkins, marzo 1945



Rimini, Tempio Malatestiano, L’esterno dell’Alberti ha sofferto pochissimo, tranne che per lo strapiombo della facciata (qui visibile come una rottura nella linea del plinto lungo la fiancata) che richiederà la completa ricostruzione della facciata e dei due basamenti, neg. Lt. Col. Ward Perkins, marzo 1945




Il rapporto ufficiale dei danni al Tempio Malatestiano è offerto da Emilio Lavagnino, Cinquanta monumenti italiani danneggiati dalla guerra: Testo di Emilio Lavagnino. Prefazioni di Benedetto Croce, C. R. Morey e Ranuccio Bianchi Bandinelli. (associazione Nazionale per il restauro dei monumenti italiani danneggiati dalla Guerra), Istituto poligrafico dello stato, Roma, 1947, di cui è disponibile anche una traduzione in inglese sotto il titolo Fifty War-Damaged Documents of Italy / Italian association for italian war-damaged monuments; text by Emilio Lavagnino; forewords by Benedetto Croce, C. R. Morey, R. Bianchi Bandinelli; translations by Sara T. Morey, Istituto poligrafico dello stato, Roma, 1946, con una relazione sul Tempio alle pp. 96-99.
Ancora importanti per i danni e le procedure di restauro, e per le fotografie dei danni, sono: Alfredo Lenzi, Corrado Capuzzuoli, Giuseppe Rinaldi, “Il restauro del tempio malatestiano a Rimini”, in Giornale del genio civile 85, settembre-ottobre 1947, pp. 381-391; Roberto Pane, “Restauri del tempio malatestiano a Rimini”, in Atti del V Convegno Nazionale di storia dell’architettura (Perugia-23 settembre 1948), R. Noccioli, Firenze, 1957, pp. 643-647; Emilio Lavagnino, “Il restauro del tempio malatestiano”, in Bollettino d’arte 35, 1950, pp. 176-184; e Italia, Ministero della Pubblica Istruzione - Direzione generale delle antichità e belle arti, La ricostruzione del patrimonio artistico italiano, Libreria dello Stato, Roma, 1950, pp. 92-107.
Vedi infine il più recente Angelo Turchini, Il tempio distrutto: distruzione, restauro, anastilosi del Tempio Malatestiano: Rimini 1943-1950, Società editrice «Il Ponte Vecchio», Cesena, 1998, con ampio repertorio delle fonti e bibliografia alle pp. 155-159.
L’attuale forma dell’edificio è il risultato di un enorme lavoro di ricostruzione. Ogni blocco marmoreo dei muri esterni fu numerato e rimosso e l’intero edificio riassemblato. Il delicato lavoro fu finanziato con 15 milioni di lire dal governo italiano e 65 mila dollari da Samuel Kress, su sollecitazione di Bernard Berenson e Doro Levi attraverso l’American Association for the Restoration of Italian Monuments. I lavori cominciarono nell’ottobre 1947 e furono completati il 30 dicembre 1949. Di Samuel H. Kress e della Kress Foundation abbiamo già parlato in almeno un paio di nostri post (a questo link e a quest'altro link). 
Alcune informazioni sul bombardamento della città sono date da Lavagnino, Fifty Monuments, p. 98. Vedi anche Touring Club Italiano, Emilia-Romagna, 5a ed., Touring Club Italiano, Milano, 1971, p. 677; Carla Catolfi Ferri, Ferrucio Farina, Emilio Salvatori, Paolo Zaghini (a cura di), Macerie: Rimini bombardata fotografata da Luigi Severi (1943-44), Bruno Ghigi Editore, Rimini, 1984. Vedi inoltre Bruno Ghigi, La guerra a Rimini e sulla linea gotica dal Foglia al Marecchia, Bruno Ghigi Editore, Rimini, 1980.
Il monastero a fianco del Tempio fu gravemente danneggiato da un massiccio bombardamento del 28 dicembre 1943. In questo bombardamento furono impegnati 126 aerei, che saganciarono su Rimini un immenso carico di bombe, distruggendola. L’obiettivo ero lo scalo ferroviario, collocato al centro delle città. A causa dell’assoluta imprecisione nel tiro, ciò ebbe come conseguenza la completa distruzione della città di Rimini. Il Tempio Malatestiano, in via IV Novembre, venne colpito quattro volte, in maniera piu o meno grave: fra il 28 e il 30 dicembre 1943, il 29 gennaio, il 24 marzo ed infine il 22 giugno 1944. I più pesanti danni-furono subiti nel bombardamento del 29 gennaio 1944, che colpì anche, di nuovo, il monastero/museo. Ugo Ughi (1908-1956), Commissario straordinario al Comune di Rimini dal 27 novembre 1943 ai primi del settembre 1944, scrisse nel verbale del bombardamento del 29 gennaio al Capo della provincia: «La incursione del 29 gennaio passera alla storia per la selvaggia irreparabile offesa inferta al massimo monumento sacro della Rinascenza Italiana, testimone e simbolo delle più gloriose tradizioni storiche di Rimini, fulgida gemma del patrimonio artistico nazionale: il Tempio Malatestiano.
Un grappolo di bombe 1'ha colpito al centro e nella parte posteriore con effetti rovinosi: 1'Abside distrutto, il tetto dell'immensa unica navata completamente crollato; 1'interno devastato; i muri perimetrali su ambo i lati dell'Altare Maggiore squarciati e, nelle restanti parti, gravemente lesionati; la grande fiancata sinistra notevolmente inclinata rispetto al suo centro di gravita; le cappelle laterali con i preziosi cimeli malatestiani e le classiche arcate parzialmente frantumate; il sepolcro di Sigismondo spaccato e scoperchiato, quello di Isotta incrinato; colonnette marmoree, fregi, lesene, motivi ornamentali e decorativi spazzati o deteriorati» (cit. in Macerie: Rimini bombardata fotografata da Luigi Severi (1943-44), fot. 20)
Poiché molti dipinti dei secoli XVI e XVII erano troppo grandi per essere facilmente nascosti, furono lasciati nel museo. Ventitrè furono distrutti, insieme a due bronzi; altri venti furono danneggiati. Le raccolte numismatiche divennero la preda favorita di ladri che rubarono circa cinquantatre medaglie malatestiane. Anche dopo la liberazione della città vi furono ulteriori danni al patrimonio culturale. Nel tentativo di trovare legna da ardere nel duro inverno del 1944, alcuni abitanti cominciarono a bruciare le cornici e le tele che erano rimaste esposte. Ancor peggiore fu il destino dell’unica parte del monastero/museo che era sopravvissuta. Le sue travi di sostegno furono ripetutamente vandalizzate come legna da ardere, indebolendo l’ultimo appoggio della struttura. Il 14 novembre 1946 crollò semplicemente, ultima testimonianza di sei secoli di storia.









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