martedì 10 maggio 2011

Tempio Malatestiano: un "laboratorio" attrezzato per la meditazione

Altrove ho affermato che iTempio Malatestiano è un "laboratorio" attrezzato per la meditazione. E' stato Wittgenstein che ha affermato che quasi sempre rispettiamo  la scienza ritenendola un mezzo di acquisizione di conoscenza, mentre rispettiamo l'arte quale mezzo che procura piacere e tuttavia non ammettiamo che anche l'arte produce conoscenza. L'arte fornisce un altro tipo di conoscenza, che non deriva da procedure logiche: spesso si tratta di conoscenza di tipo emotivo, un sapere di tipo "poetico", che non è facilmente accessibile da parte del cervello "cognitivo", ma che non può non essere considerata conoscenza a tutti gli effetti. 






I libri e i saggi che sono stati dedicati al Tempio Malatestiano non trasmettono la stessa conoscenza, relativamente al pathos alla delicatezza e alla bellezza, che il cervello visivo ed emotivo è in grado di produrre nel giro di pochi secondi. Si tratta di un intero sistema cognitivo, che possiamo definire conoscenza emotiva, che l'arte veicola e che è difficile da acquisire altrimenti, in quanto è partecipativa e intuitiva, sintetica e non-logica, non induttiva né induttiva, forse abduttiva. Che va coltivata ed educata non con la mente del logos, ma, parallelamente, con quella del pathos. Il pathos perturba e inquieta il cogito, tocca altre frontiere del conoscere che sono connesse al terreno dell'intuizione.  Esistono dunque altri generi di conoscenza che possono essere trasmessi attraverso l'arte, o, in altre parole, la conoscenza di ampi territori della nostra esperienza della realtà è riservata all'arte.
Nell'antico rituale iniziatico al grado di "Compagno" (corrispondente credo all'antica epopteia) si viene esortati ad aggiungere "alla Forza dell'Intelletto ... la Bellezza dell'Immaginazione perchè possa suscitarsi ... l'Intuizione che trascende il Raziocinio". Al fuoco del logos va miscelato il fuoco dell'amore per acquisire la pura conoscenza. In linguaggio muratorio ciò viene detto "passare dalla perpendicolare alla livella", cioè dall'Attività - simboleggiata dal filo a piombo (verticale) - alla passività - simboleggiata dalla livella orizzontale, al fine di integrare tra loro queste due forze e trascenderle, equilibrandole.    
Questo sapere delle emozioni è inesprimibile ed è fin troppo conosciuta la proposizione che chiude il Tractatus di Wittgenstein: "Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere". Wittgenstein dichiarerà altrove che l'opera d'arte è capace di cogliere l'eternità e forse la bellezza è l'immagine di questa eternità.
E allora, cos'è il Tempio Malatestianoil Tempio non è soltanto un luogo in cui materiali antichi vengono utilizzati in una costruzione originalissima; è anche la realizzazione di una forte ispirazione sapienziale, anzi più esattamente, "filosofica" come testimonia Roberto Valturio:


"... quibus pulcherrime sculptae inspiciuntur unaque sanctorum patrum, virtutum quatuor ac coelestis zodiaci signorum errantium siderum: Sybillarum deinde musarumque er aliarum permultarum nobilium rerum imagines, quae nedum praeclaro lapicidae ac sculptoris artificio sed etiam cognitione formarum liniamentis abs te acutissimo et sine ulla dubitatione clarissimo huius saeculi principe ex abditis philosophiae penetralibus sumptis intuentes literarum peritus et a vulgo fere penitus alienos maxime possint allicere" (Valturio, De re militari XII, 13).
L'autore del De re militari, uno dei più stretti consiglieri di Sigismondo Pandolfo Malatesta, fa riferimento agli "occulti penetrali della filosofia" da cui il principe "acutissimo" avrebbe tratto i princìpi per la sua impresa.
Il brano di Roberto Valturio è stato spesso messo in relazione con un altro notissimo passaggio del De re aedificatoria che Leon Battista Alberti componeva proprio in quegli anni e dove l'umanista ribadisce la sua intenzione che nei suoi edifici non vi fosse cosa che non fosse "tutta filosofia" (Leon Battista Alberti, De re aedificatoria VII, 10).

Se non capisci il Tempio vedendolo, ha poco senso provare a spiegarlo. Chi lo conosce ne percepisce l'essenza. Vedendolo prima all'esterno e poi entrandovi, osservando le bellissime sculture, si dovrebbe, dopo un po', provare una connessione emotiva e intellettuale. Se il Tempio è una rappresentazione del cosmo in una struttura euritmica e musicale, allora lo si può pensare come un'armonia. Una musica che alcuni conoscono e che può essere cantata ed eseguita da talenti diversi. Molti ne daranno un'interpretazione trascurabile. Alcuni ne possono dare un'interpretazione memorabile. Non è facile, ma io ci sto provando. 








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