martedì 1 marzo 2011

Trattato delle virtù





Giorgio Gemisto Pletone

Trattato delle virtù

Testo greco a fronte. Introduzione all’autore e al testo,

traduzione, note e apparati di Moreno Neri

Bompiani Testi a fronte, Milano, 2010, pp. 741, € 18,00


Giorgio Gemisto Pletone (1355 ca.-1452) fu una delle figure più importanti e prestigiose del crepuscolo di Bisanzio. Consigliere degli ultimi imperatori di Costantinopoli e dei despoti di Morea, creò un circolo esoterico, sul modello dell’antica Accademia di Platone, la cui opera fu di fondamentale importanza per il Rinascimento occidentale. A Firenze l’ultraottuagenario Pletone trovò un ambiente intellettuale dominato dall’aristotelismo, ma che aveva un ardente desiderio di saperne di più su Platone, che si conosceva solo indirettamente (attraverso Cicerone, Macrobio, Apuleio e Agostino) o attraverso traduzioni parziali. L’arrivo di Pletone (che assunse allora questo nome consonante, “quasi un altro Platone”) rispondeva dunque ad un’attesa di vecchia data. Fra i tanti umanisti e mecenati, incontrò a Firenze Cosimo de Medici, che fu da lui ispirato a istituire la celebre Accademia Fiorentina. Convinto che i Turchi avrebbero presto distrutto sia la Chiesa d’Oriente sia quella d’Occidente, Pletone vedeva l’unica speranza per l’Impero bizantino sul punto di disintegrarsi nella sostituzione del cristianesimo con un rivitalizzato paganesimo, solidamente fondato sulla metafisica platonica. Compose perciò — ma senza osare pubblicarlo — Le Leggi, modellato sull’omonimo dialogo platonico, in cui presentava un concreto programma per il ritorno delle credenze e dei valori morali del passato pre-cristiano. Per introdurre alla vita e all’opera di questo enigmatico personaggio — in attesa di una sempre più auspicata e necessaria summa dei suoi molteplici scritti — si presenta qui il Trattato delle virtù, l’opera di Pletone che ha conosciuto la maggior diffusione. Rivolta a un ampio pubblico, con essa Pletone diffonde le sue teorie morali e politiche. Notevole per la saldezza delle analisi e delle definizioni proposte, il filosofo, innanzitutto, elabora un sistema completo di virtù principali e subordinate, deducendole dai princìpi supremi della morale e dell’antropologia. Al vertice di tutte le virtù è la religione. Si riferisce che Pletone avrebbe asserito che “in breve tutto il mondo avrebbe accolto una sola medesima religione, con un sol animo, una sola mente, una sola predicazione … Maometto e Cristo sarebbero caduti nell’oblio e sarebbe rifulsa in tutto l’universo l’assoluta verità”.

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