giovedì 31 marzo 2011

LA CONCA DEL TEMPIO. Parte 5°

L'altra pubblicazione, uscita in occasione de LA CONCA DEL TEMPIO, è una rivisitazione postmoderna delle classiche plaquette. In formato CD, è addirittura contenuta in una custodia da cd ed è
 
A lume acceso: omaggio a Ezra Pound / [testi di: Mary De Rachewiltz, Luca Cesari, Ugo Amati, Piero Sanavio, Franco Cavallo, Tonino Guerra, Pier Paolo Pasolini, Clemente Rebora, Moreno Neri]; [a cura di] Ugo Amati e Simona Rinciari; da un’idea di Simona Rinciari, Raffaelli Editore, [Rimini], 2001. 49 pagg.: ill.; 12x14 cm. (edizione fuori commercio di 250 esemplari numerati, realizzata anche grazie al contributo della Provincia di Rimini in occasione della mostra La conca del Tempio, inaugurata nel Castello malatestiano di Montefiore Conca il 16 giugno del 2001).



Il titolo riecheggia A lume spento, il primo libro di poesie di Pound pubblicato a Venezia nel 1908.
Anche questo libriccino, trattandosi di un'edizione numerata f. c., è introvabile, tranne tre biblioteche pubbliche (vedi la scheda OPAC). Dunque pubblico qui, a beneficio dei lettori e degli studiosi, il mio testo che contiene soprattutto una mia prima traduzione di un brano di Giorgio Gemisto Pletone.
Il riferimento bibliografico esatto è
Moreno Neri, "Nessuna guida sarà scritta", in A lume acceso: omaggio a Ezra Pound / [testi di: Mary De Rachewiltz ... et al.]; [a cura di] Ugo Amati e Simona Rinciari; da un’idea di Simona Rinciari, Raffaelli Editore, [Rimini], 2001, pp. 42-46.


 
MORENO NERI

NESSUNA GUIDA SARÀ SCRITTA




Di Pletone Pound aveva idee sicure. Della misteriosa figura, più nota per il suo sarcofago a Rimini che per i suoi scritti, sapeva che questi erano conservati alla Marciana di Venezia, ben prima che François Masai li reperisse. Sapeva che portò il platonismo in Italia e che aveva il dente avvelenato contro Aristotele e che si poteva presumere che avesse dato inizio al Rinascimento. Sapeva, poi, che era uno di quegli anelli della ininterrotta fraterna catena della tradizione celeste, un eroe di quella storia segreta, che spesso passa inosservata, ma che costituisce il plus, la spinta costruttiva, dallo stesso Pound battezzata come la cospirazione dell’intelligenza. Pound, infine, aveva chiaro che “i misteri non sono rivelati, e nessuna guida ad essi è stata, né sarà scritta”.
Quanto fossero precise le nozioni di Pound in proposito, è illustrato da questo primo assaggio della traduzione dello scritto di pugno di Giorgio Gemisto Pletone Contro le obiezioni di Scholarios a favore di Aristotele. Lentamente, ma devotamente, gli scritti di Pletone, stanno riemergendo. Di tale riconquista, va dato a Pound il merito per la sua venerazione verso questo filosofo di cui “dicono non trovasse nessuno con cui parlare, o che più generalmente fosse lui a parlare


Giorgio Gemisto Pletone
Non biasimiamo Aristotele perché ha scritto, né per ciò che ha scritto di buono, al contrario esortiamo a leggere i suoi libri “a causa di ciò che vi è di utile in essi, a condizione, tuttavia, di sapere che molta mediocrità vi si trova mescolata”; esortiamo a leggerli nel modo in cui Plutarco incita ad ascoltare le poesie. Non è perché ha scritto su tutto che per questa ragione dobbiamo venerare pure gli errori che ha commesso nei suoi scritti, ma, avendo come maestro Platone, un uomo ben più divino di lui, e, allo stesso tempo, senza giudicarci indegni di raddrizzare ciò che Aristotele ha detto di male, ci riconosciamo il diritto di raddrizzarlo. C’è tuttavia una cosa che, tra ben altre, vi sfugge: non è per mancanza di conoscenze che Platone non ha scritto niente sulle scienze, è perché egli stesso e prima di lui i Pitagorici giudicavano cosa buona non scrivere su tali questioni, ma trasmetterle oralmente ai loro discepoli, col pensiero che essi sarebbero stati più saggi se avessero ritenuto tali scienze nella loro anima e non nei libri; perché quanti credono di possederle nei libri non si danno cura di possedere le scienze in modo continuativo nell’anima. Se dunque questo possesso avesse potuto prodursi in modo continuo, ciò sarebbe stato meglio; ma, siccome, secondo le circostanze, fortune e disgrazie introducono nella nostra attività conforme alla saggezza delle interruzioni numerose e lunghe, la scrittura ha egualmente la sua utilità, che consiste nel fornire una sorta di memoria a coloro che non possono dedicarsi alle scienze in modo continuo. Platone, anch’egli, ha dunque lasciato dei promemoria, ma relativi solamente ai principi della logica, della fisica, dell’etica e della teologia; e se insegnò la filosofia, questo accadde rendendo partecipi non della sua personale, ma di quella che dalla tradizione di Zoroastro era arrivata fino a lui attraverso i Pitagorici. Pitagora, difatti, per avere frequentato in Asia dei magi discepoli di Zoroastro, passò a questa filosofia… Che Platone passò a questa filosofia, è ciò che dimostrano gli oracoli della tradizione di Zoroastro che si sono conservati fino a noi: sono ovunque completamente in accordo con le opinioni di Platone. Platone, dunque, trasmise nei suoi dialoghi soltanto i princìpi della filosofia, ossia il minimo necessario e limitato alle questioni più importanti, lasciando ai suoi discepoli la cura di dedurre il resto, da questi principi e dall’insegnamento che avevano da lui inteso. Ma Aristotele che era stato allievo di Platone e che poi, sotto il colore della filosofia, passò alla sofistica, per amore di una vanagloria che lo incitava a diventare capo di una propria scuola da lui diretta, sconvolse e corruppe i princìpi della filosofia consegnati da Platone e giunti a lui dal profondo delle ere; quanto a ciò che aveva ricevuto oralmente da Platone, se ne appropriò mettendolo per iscritto, non senza introdurvi numerosi errori. Siccome, peraltro, “si è occupato addirittura più di quanto ve ne fosse bisogno” di cose distanti dai princìpi ed insignificanti, pubblicò una folla di scritti, avendo inventato questa quattordicesima forma di sofisma: affascinare le persone meno intelligenti con una massa di scritti. La saggezza, in effetti, si contrae in poche parole e tratta poche cose; perché riguarda i princìpi dell’essere e chiunque li abbia afferrati alla perfezione, sarà capace di giudicare bene quanto possa venire alla conoscenza dell’uomo…
E come converrebbe l’oscurità di stile ad un saggio? Non converrebbe di più ad uno schiavo che non si è mai chiaramente impadronito della lingua greca, o ad un sofista che, non essendo molto sicuro di ciò che dice, lo riveste di uno stile oscuro, o ancora a qualcuno che obbliga gelosamente i suoi lettori ad uno sforzo penoso, affinché abbiano bisogno di lui per svelarne loro il senso? In qual modo converrebbe ad un saggio che, per filantropia, deve rendere, per quanto possibile, la profondità del pensiero comprensibile, attraverso la chiarezza dello stile? La forma mitica può avere qualche fondamento. Giacché i miti, difatti, forniscono alla folla che non può raggiungere la profondità del pensiero una comprensione che è alla sua portata; è questo a cui anche Platone si applicò, per filantropia, in seguito ad altri teologi. Egli stesso, attraverso altri miti benefici, concesse pure a questa folla, innamorata dei miti, di comprendere qualche cosa del divino che non gli fosse troppo estraneo, affinché i sapienti ed il volgo potessero insieme accedervi un po’.

Rimini – Equinozio di Primavera 2001





Inoltre, in occasione della Installazione-Costruzione-Viaggio "LA CONCA DEL TEMPIO -EZRA POUND E SIGISMONDO MALATESTA", a proposito di CD, fu edita anche una "sperimentazione sonora" di Alessandro Fea, emergente artista romano dal talento poliedrico, sulla base di un idea di Simona Rinciari.
Il titolo esatto è

Alessandro Fea, Sperimentazione Sonora - Sperimentazione Sonora su Frammenti di alcuni Canti letti da Ezra Pound, da un'idea di Simona Rinciari / Tavole Musicali; Ugo Amati.

Anche di questo, qui sotto, c'è il front e il back
 


Non credo sia sotto diritti e comunque anche questa era un'edizione fuori commercio. Il file musicale dura poco più di 44 minuti ed è di circa 84 MB.

Clicca per scaricare il file musicale




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