I dipinti di Adrian Stokes, le edizioni originali dei suoi libri, le ceramiche e le terracotte di Ann Stokes, i libri d'arte di Telfer Stokes e Helen Douglas, i rilievi di Margaret Mellis, trasportati in auto da Philip Stokes da Londra a Montefiore Conca ed esposti nella mostra "L'affermazione dell'occhio", valevano la bellezza di circa 230mila Euro.
Dopo un rapido calcolo ci accorgemmo che farli trasportare da un corriere ci sarebbe costato molto, ma molto di più di un nostro viaggio a Londra. Viaggio che ci avrebbe inoltre permesso di rivedere Philip Stokes, di fare la conoscenza di Ann Stokes e del suo secondo marito Ian Angus (uno dei massimi esperti e curatori britannici dell'opera di George Orwell), di vedere infine la casa dove fin da fanciullo aveva abitato Adrian Stokes e dove aveva chiuso gli occhi nel 1972.
Tutto caricato in scatole di cartone, il 2 settembre 2002 Walter Raffaelli, sua figlia Lucia, io e mia moglie Adele Corazza partimmo con il caravan di Raffaelli da Montefiore Conca, via Morciano di Romagna, alla volta di Londra. La notte tra il 2 e il 3 settembre facciamo tappa a Colmar (e non si manca la visione della pala di Mathias Grünewald). Il pomeriggio del 3 siamo sul traghetto per le bianche scogliere di Dover. La sera facciamo tappa a Rochester, dove la cucina (filetto di vitello bollito e costolette d'agnello al sangue) era sicuramente più infame delle camere. Finalmente nel primo pomeriggio di mercoledì 4 settembre, dopo esserci a lungo persi per Londra, siamo a casa di Ann Stokes al 20 Church Row, una delle più belle streets georgiane di Hampstead. E' un'elegante casa a schiera di tre e piani e seminterrato con la facciata di mattoni rossi. Eccola come appare in Google maps
Naturalmente c'è anche un nostro minuscolo reportage fotografico.
Ho dell'altra corrispondenza con Richard Read, ma sono copie di email che sono andate perdute, nei miei passaggi dal windows al mac, quindi sono andate perdute quasi tutte le loro date, ma sono tutte del 2002 e, per quello che mi ricordo, dovrebbero appartenere al periodo tra agosto e ottobre. Eccole qui di seguito, accompagnate dalla loro traduzione
Dopo un rapido calcolo ci accorgemmo che farli trasportare da un corriere ci sarebbe costato molto, ma molto di più di un nostro viaggio a Londra. Viaggio che ci avrebbe inoltre permesso di rivedere Philip Stokes, di fare la conoscenza di Ann Stokes e del suo secondo marito Ian Angus (uno dei massimi esperti e curatori britannici dell'opera di George Orwell), di vedere infine la casa dove fin da fanciullo aveva abitato Adrian Stokes e dove aveva chiuso gli occhi nel 1972.
Tutto caricato in scatole di cartone, il 2 settembre 2002 Walter Raffaelli, sua figlia Lucia, io e mia moglie Adele Corazza partimmo con il caravan di Raffaelli da Montefiore Conca, via Morciano di Romagna, alla volta di Londra. La notte tra il 2 e il 3 settembre facciamo tappa a Colmar (e non si manca la visione della pala di Mathias Grünewald). Il pomeriggio del 3 siamo sul traghetto per le bianche scogliere di Dover. La sera facciamo tappa a Rochester, dove la cucina (filetto di vitello bollito e costolette d'agnello al sangue) era sicuramente più infame delle camere. Finalmente nel primo pomeriggio di mercoledì 4 settembre, dopo esserci a lungo persi per Londra, siamo a casa di Ann Stokes al 20 Church Row, una delle più belle streets georgiane di Hampstead. E' un'elegante casa a schiera di tre e piani e seminterrato con la facciata di mattoni rossi. Eccola come appare in Google maps
Naturalmente c'è anche un nostro minuscolo reportage fotografico.
Moreno Neri nel lussureggiante giardino retrostante la casa in stile georgiano di Ann Stokes |
Il giardino e il retro della casa al 20 Church Row |
Adele Corazza, Walter Raffaelli, Lucia Raffaelli e Adele Corazza nel giardino privato di Ann Stokes |
Ann Stokes er Adele Corazza con il tradizionale tè delle cinque |
Ann Stokes e Moreno Neri |
Ann Stokes e Moreno Neri in un viottolo di Hampstead |
Adele Corazza, Lucia Raffaelli e Moreno Neri in Church Row |
Ceniamo con Ann Stokes, Ian Angus e Philip Stokes. I piatti, di ceramica, sono di Ann Stokes. Si va a dormire. Adele ed io siamo in una stanzetta nell'ultimo piano mansardato che era la cameretta di Adrian Stokes da bambino, circondati da libri in inglese per bambini, in vecchie edizioni dei primi del Novecento. Walter Raffaelli passa una nottata costellata da incubi. E' rimasto impressionato da una rivelazione di Ann. Durante la cena le ho chiesto dove fosse sepolto Adrian Stokes e lei, serafica, ha risposto che le ceneri di Adrian erano in casa, anche se non ci ha detto dove (forse in uno dei suoi vasi?).
La mattina dopo lauta colazione, naturalmente con le tazze di ceramica di Ann. Siamo pronti per ripartire.
Il 5 settembre siamo di nuovo a Colmar dove l'indomani ripartiamo per Rimini. Vi arriviamo a notte fonda.
Qualche giorno dopo giunge dall'Australia un plico. E' una lettera di Richard Read. Richard Read è Senior Lecturer alla School of
Architecture and Fine Arts della University of Western Australia e ha pubblicato diversi articoli e saggi in importanti riviste sul rapporto tra letteratura e arti visive, sull'arte australiana e su film contemporanei. Ma soprattutto, come ho già scritto in precedenti post, è il biografo ufficiale di Adrian Stokes e ha pubblicato nel dicembre del 2002 Art and its Discontents: The Early Life of Adrian Stokes (a questo link la scheda informativa dell'editore).
Ecco qui sotto la riproduzione della sua lettera, la trascrizione del testo e, come d'abitudine in questi post, una sua rapida traduzione.
Dear Moreno Neri,
I enclose a number of publications relevant to Adrian Stokes’s relationship with Ezra Pound and from the `Four Essays on the Tempio Malatestiano’ which preceded The Quattro Cento and Stones of Rimini but provide the basis of what would have been the final volume of the trilogy had Stokes and Pound not quarrelled. I have to say that very significant parts of `Agostino’ were cannibalized for Stones of Rimini - as I’m sure you will recognize, though `Pisanello’ is far less cannibalized and may represent the best thing to translate from the Riminese point of view because its tone and style is quite unique. Less than half of the essay was published in the American humanist journal The Hound and Horn and again as the opening essay of the first volume of Lawrence Gowings 1978 The Critical Writings of Adrian Stokes, but I found the second half in the Tate Archive and published the essay in its entirety for the first time in one of the publications included with this letter. I should mention, however, that from the point of view of readability, the decision of the editors of the Hound and Horn not to publish the second half is perhaps an understandable one, though there are very lovely descriptions of individual paintings and medals by Pisanello in the second half which I’ve set next to illustrations of the relevant medals. A third essay exists, the second in the series on `Matteo de’ Pasti’, and though it is rather immature, it is fascinating as far as debates on the iconography of the Tempio are concerned. I cannot lay my hands on it at the moment, but perhaps it would be amusing to see it published in Italian translation before it has ever seen the light of day in English! The entire second section of my book - chapters 2 - 6 - is devoted to analysis of the `Four Essays’ which are, perhaps, collectively, undevelopped compared to Stones of Rimini (though, again, `Pisanello’ is the exception here).
I do hope you enjoy reading them at any rate.
With kind regards,
Yours sincerely,
Richard Read.
Caro Moreno Neri,
accludo una serie di pubblicazioni concernenti il rapporto di Adrian Stokes con Ezra Pound e dai `Four Essays on the Tempio Malatestiano’ che furono precedenti a The Quattro Cento e Stones of Rimini ma offrono la base di quello che sarebbe stato il volume finale della trilogia se Stokes e Pound non avessero litigato. Devo dire che parti molto significative di ‘Agostino’ furono cannibalizzate per Stones of Rimini - come sono sicuro riconoscerà, sebbene ‘Pisanello’ sia assai meno cannibalizzato e possa rappresentare la migliore cosa da tradurre dal punto di vista riminese perché il suo tono e stile sono piuttosto unici. Meno della metà del saggio fu pubblicato nella rivista letteraria americano The Hound and Horn e di nuovo come saggio di apertura del primo volume di Lawrence Gowings del 1978 The Critical Writings of Adrian Stokes, ma io ho trovato la seconda metà nell’Archivio della Tate e ho pubblicato il saggio nella sua interezza per la prima volta in una delle pubblicazioni allegate a questa lettera. Dovrei dire, comunque, che, dal punto di vista della leggibilità, la decisione dei redattori di Hound and Horn di non pubblicare la seconda metà forse è comprensibile, sebbene ci siano descrizioni molto belle di singoli dipinti e medaglie di Pisanello nella seconda metà, alle quali io ho messo accanto le illustrazioni delle relative medaglie. Esiste un terzo saggio, il secondo nella serie su ‘Matteo de’Pasti’, e benché sia piuttosto immaturo, è affascinante nella misura in cui riguarda le discussioni sull’iconografia del Tempio. Al momento non posso metter mano ad esso, ma forse sarebbe divertente vederlo pubblicato in traduzione italiana prima che veda la luce in inglese! L’intera seconda sezione del mio libro - capitoli 2-6 - è dedicata all’analisi dei ‘Four Essays’che sono, , forse, non sviluppati in confronto a Stones of Rimini (tuttavia, di nuovo, ‘Pisanello è qui l’eccezione).
Spero che abbia piacere a leggerli in ogni caso.
Cordiali saluti,
sinceramente suo
Richard Read
Ho dell'altra corrispondenza con Richard Read, ma sono copie di email che sono andate perdute, nei miei passaggi dal windows al mac, quindi sono andate perdute quasi tutte le loro date, ma sono tutte del 2002 e, per quello che mi ricordo, dovrebbero appartenere al periodo tra agosto e ottobre. Eccole qui di seguito, accompagnate dalla loro traduzione
Dear Mr Moreno Neri,
Firstly, please excuse me
writing to you in English. I am learning Italian but it is not yet good enough
for me to communicate properly.
I understand from Telfer
Stokes that you have made a brilliant translation of Adrian Stokes's STONES OF
RIMINI. I do hope you won't mind me intruding but Telfer has asked me, as the
'official biographer' of Stokes (my book entitled ART AND ITS DISCONTENTS: THE
EARLY LIFE OF ADRIAN STOKES is to be published by Ashgate Press in London this
November) to explain why the third volume of the trilogy that would have
completed THE QUATTRO CENTO and STONES OF RIMINI was neither written or
published.The answer is actually rather complicated and the full explanation
occupies a good part of my book.In a sense the third volume WAS partly
published, but only as two out of the four essays written between 1926 and 1934
whose working titles were 'FOUR ESSAYS ON THE TEMPIO MALATESTIANO'. The two
that were published were the first one on Pisanello in the American humanist literary
journal, THE HOUND AND HORN in 1930 and what was I think the third on Agostino
di Duccion in T. S. Eliot's THE CRITERION in 1929. They reflect the original
inspiration of the Tempio as tutored by Ezra Pound who as I'm sure you know met
the much younger Stokes on the tennis courts of Rapallo in November of 1926.
Their relationship was from their first encounter in games of tennis was
fraught be rivalry as well as friendly respect, and after the high point of
Pound's high estimate of the Agostino essay cracks began to appear for four
main reasons:
1) Pound found out that Stokes
had sexual relationships with men as well as women and began to make jibes at
him about it
2) in 1933 he would have
noticed the hostile intention from Stokes to overturn his championship of an
older generation of modernist sculptors, namely Gaudier-Brzeska, Brancusi and
Arp by superannuating his criticism in championing a new generation of
sculptors - Ben Nicholson, Barbara Hepworth and Henry Moore - in a series of
articles in the pages of the SPECTATOR magazine
3) the penny finally dropped
that Stokes's view of Sigismondo in the pages of STONES was complicated by
bisexuality rather than the aggressively straightforward heterosexuality that
had persuaded Pound that Sigismondo was a foretype of Mussolini and
4) Stokes's quasi Freudian
interpretation of the Tempio went against his own Neoplatonically vitalist
interpretation of that building.Thus after Pound's warmly favourable view of
THE QUATTRO CENTO the diffidence and thinly veiled accusations of plagiarism in
his review of STONES prompted two very angry letters to him from Stokes that,
except for a brief meeting in 1938 when Stokes passed through Rapallo with his
first wife Margaret Mellis, ended their friendship and removed Stokes's desire
to finish the trilogy with what, from my researches, would have been a volume
pretty much along the lines of FOUR ESSAYS ON THE TEMPIO MALATESTIANO which
were, in a way, a kind of commentary on Pound's Malatesta Cantos.
The story thereafter becomes
very complicated but in essence, after a brilliant book on largely (but not
exclusively) Italian painting called COLOUR AND FORM (1938), Stokes strove to
fulfil the many promises he had made in the first two volumes of the trilogy by
publishing VENICE, AN ASPECT OF ART (1947) and ART AND SCIENCE: A STUDY OF
ALBERTI, PIERO DELLA FRANCESCA AND GIORGIONE (1949). None of these books really
cohere as a resounding conclusion to QC and S of R, however, while the latter,
ART AND SCIENCE, constitutes a kind of pivot for a very new kind of trilogy
that opens with the earlier INSIDE OUT: AN ESSAY ON THE AESTHETIC AND
PSYCHOLOGGICAL APPEAL OF SPACE (1947) and SMOOTH AND ROUGH (1951),
autobiographies that speak about the discovery of his love for Italy in
language which the chief editor of Faber and Faber deemed that of the finest
writer in English of the day. Already in this strange but completed trilogy,
however, here were the seeds of the final, psychoanalytic phase of his
writings, and the dualism between carving and modelling most clearly and
passionately annunciated in STONES OF RIMINI slowly modulated into the
psychoanalytic dualism between the depressive and schizoid-paranoid positions
that Stokes developed from Melanie Klein, with whom he was in analysis (for the
most part) from 1929 to 1936 or 7. But the story is better told in my book, I
hope!Since I trust Telfer's judgement I share his enthusiasm that some of these
later books by Adrian Stokes will attract the zeal of your translating skills,
for it would be so interesting for those growing numbers of British, American
and Antipodean Stokesians to find out what the reaction of Italian readers
would be to this subtle and unfairly negected lover of Italy and Italian
culture.With kind regards,Yours sincerely,
Richard
Read.
Caro
Sig. Moreno Neri,
In
primo luogo la prego di scusarmi se le scrivo in inglese. Sto imparando l’italiano
ma non ancora così abbastanza bene da poter comunicare in modo corretto. Ho
appreso da Telfer Stokes che Lei ha fatto una brillante traduzione di STONES OF
RIMINI di Adrian Stokes. Spero che Lei non considererà la mia un’indebita intrusione
ma Telfer mi ha chiesto, come “biografo ufficiale” di Stokes (il mio libro
intitolato ART AND ITS DISCONTENTS: THE EARLY LIFE OF ADRIAN STOKES sarà
pubblicato da Ashgate Press a Londra questo novembre) di spiegare perché il
terzo volume della trilogia che avrebbe completato THE QUATTRO CENTO e STONES
OF RIMINI non fu mai scritto o pubblicato. La risposta è davvero alquanto complicata
e la completa spiegazione occupa una buona parte del mio libro. In un certo senso
il terzo volume FU in parte pubblicato, ma solamente come due dei quattro saggi
scritti tra il 1926 ed il 1934 il cui titolo del lavoro fu “FOUR ESSAYS ON THE
TEMPIO MALATESTIANO”. I due che furono pubblicati sono il primo su Pisanello nella
rivista americana umanistico-letteraria, THE HOUND AND HORN nel 1930 e quello che mi sembra fosse il terzo su
Agostino di Duccio nel THE CRITERION di T. S. Eliot nel 1929. Essi riflettono
l'originale ispirazione del Tempio così come insegnata da Ezra Pound che, come
sono sicuro Lei sappia, aveva incontrato il giovanissimo Stokes sui campi da
tennis di Rapallo nel novembre del 1926. La loro relazione fu, fin dal loro
primo incontro nelle partite di tennis, densa sia di rivalità sia di amichevole
rispetto, e dopo il grande interesse dell’alta stima di Pound per il saggio su
Agostino essa apparve cominciare a scricchiolare per quattro ragioni
principali:
1)
Pound scoprì che Stokes aveva avuto relazioni sessuali con uomini così come con
donne e cominciò a schernirlo per questo
2)
nel 1933 deve aver notato l'intenzione ostile da parte di Stokes di rovesciare
il suo patrocinio di una precedente generazione di scultori modernisti, vale a
dire Gaudier-Brzeska, Brancusi ed Arp, dichiarando superata la sua critica e battendosi
a favore di una nuova generazione di scultori – Ben Nicholson, Barbara Hepworth
ed Henry Moore - in una serie di articoli nelle pagine del periodico SPECTATOR
3)
finalmente la capì quando la visione di Stokes su Sigismondo nelle pagine di STONES
fu complicata dalla bisessualità piuttosto che dalla eterosessualità aggressivamente
tutta d’un pezzo che aveva persuaso Pound che Sigismondo fosse un prototipo di
Mussolini e
4)
che l’interpretazione di Stokes quasi freudiana del Tempio era andata contro la
sua interpretazione vitalista in maniera neoplatonica di quell’edificio. Così
dopo la favorevole e calorosa visione di Pound su THE QUATTRO CENTO la diffidenza
e sottili e velate accuse di plagio nella sua revisione di STONES provocarono
due lettere adiratissime a lui da parte di Stokes tanto che, a parte un breve
incontro nel 1938 quando Stokes passò per Rapallo con la sua prima moglie
Margaret Mellis, la loro amicizia finì e rimosse il desiderio di Stokes di
portare a termine la trilogia con quello che, dalle mie ricerche, sarebbe stato
un volume assai molto lungo le linee di FOUR ESSAYS ON THE TEMPIO MALATESTIANO che
erano, in un certo qual modo, una sorta di commento dei Cantos Malatestiani di Pound.
La
storia diviene da allora in poi molto complicata ma essenzialmente, dopo un
libro brillante ampiamente (ma non esclusivamente) sulla pittura italiana intitolato
COLOUR AND FORM (1938), Stokes si sforzò di adempiere le molte promesse che
aveva fatto nei primi due volumi della trilogia pubblicando VENICE, AN ASPECT
OF ART (1947) e ART AND SCIENCE: A STUDY OF ALBERTI, PIERO DELLA FRANCESCA AND
GIORGIONE (1949). Nessuno di questi libri aderisce realmente come una
conclusione risonante a QC e S di R, comunque mentre il secondo, ART AND
SCIENCE costituisce una sorta di perno per un genere molto nuovo di trilogia con
il precedente INSIDE OUT: AN ESSAY ON THE AESTHETIC AND PSYCHOLOGICAL APPEAL OF
SPACE (1947) e SMOOTH AND ROUGH (1951), autobiografie che parlano della
scoperta del suo amore per l'Italia in una lingua che il capo-redattore di
Faber & Faber giudicava quella dello scrittore più eccellente in inglese
del periodo. Già in questa strana ma conclusa trilogia, comunque, c'erano i
semi della finale fase psicoanalitica dei suoi scritti e il dualismo tra
intaglio e modellazione più chiaramente ed appassionatamente annunciato in STONES
OF RIMINI veniva adagio modulato nel dualismo psicoanalitico tra le posizioni
depressive e schizo-paranoiche che Stokes aveva sviluppato da Melanie Klein,
con cui era in analisi (per la maggior parte) dal 1929 al 1936 o 7. Ma la
storia è raccontata meglio nel mio libro, spero! Siccome ho fiducia nel
giudizio di Telfer condivido il suo entusiasmo che alcuni di questi più tardi
libri di Adrian Stokes attireranno l’entusiasmo delle Sue abilità di traduttore,
perchè sarebbe molto interessante per un numero crescente di inglesi, americani
e stokesiani che stanno agli antipodi scoprire quale potrebbe essere la
reazione dei lettori italiani a questo sottile ed ingiustamente negletto amante
dell’Italia e della cultura italiana.
Cordiali
saluti , sinceramente vostro,
Richard
Read.
Caro
Richard Read,
la
prego, innanzittutto, di scusarmi per il ritardo di questa mia risposta. Anche
se traduco brillantemente l’inglese in italiano, non riesco a fare altrettanto
bene l’operazione inversa, come, presumo, Le avrà spiegato Telfer. In
quest’ultimo caso mi faccio aiutare dal mio caro amico Franco Di Jorgi, che è
stato l’interprete ufficiale in occasione del recente meeting italiano su
Adrian Stokes.
Voglio
anche subito rassicurarla. Non considero affatto la sua un’indebita intrusione.
Al contrario è un grande piacere e una grande gioia poter comunicare con il
biografo di Adrian Stokes. Attendo con ansia di poter leggere il suo libro. E
questo anche perché, ormai da lungo tempo, ho avuto modo di apprezzare il suo
lavoro nel sito dedicato ad Adrian Stokes. Già Ann Stokes mi aveva suggerito di
contattarla, via email, quando nello scorso luglio le avevo scritto le seguenti
parole: “Considering your exquisit kindness, I hope you can help me answer a
question which has never left my mind in the past few weeks. Did Adrian ever
leave notes or handwritings concerning the third - never written - book dedicated
to the Tempio Malatestiano? I am trying to find an answer to such question
because in "Stones of Rimini" Adrian very often refers to precise and
specific subjects. If such notes exist, it would be a new wonderful gift to our
town, where they keep publishing hollow and useless books on the Tempio
Malatestiano. Our only joy in reading these books is watching the colour pictures
of the Tempio, which was recently and completely restored.”. Avevo riproposto il medesimo quesito a Telfer e mi
ripromettevo di scriverle direttamente non appena mi sarebbe stato possibile.
Sono perciò veramente felice che Lei mi abbia preceduto. Le sue note sono
ampiamente esaurienti. Spero che lei mi autorizzerà a comunicarle ai miei amici
studiosi di Pound e, in primo luogo, a Mary De Rachewiltz, la figlia e
traduttrice in italiano di Ezra Pound.
Nei
prossimi giorni cercherò di procurarmi i due saggi che cortesemente mi segnala
su Pisanello e Agostino di Duccio per vedere se ne è possibile la pubblicazione
di una traduzione. Sto cercando, con altri amici italiani - e, in prima fila
c’è il mio piccolo, raffinato, ardito editore Walter Raffaelli – di far
risvegliare nel nostro paese, partendo da Rimini, l’interesse per Stokes.
Vedremo cosa ne scaturirà e che reazioni ci saranno. Tenga però presente che a
Rimini c’è una pesante cappa della Chiesa Cattolica, che detiene il monumento,
e degli studiosi stipendiati del Tempio di Rimini, che bloccano qualsiasi
accenno a una libera interpretazione artistica, soprattutto se rinvia a un paganesimo
mediterraneo. Lo stesso Pound, che potrebbe essere un grimaldello per
dischiudere la porta a una più ampia conoscenza di A S, è ancora relegato per
il suo passato politico, benché sia riconosciuto come uno dei massimi poeti del
XX secolo. Così, tristemente, vanno le cose in Italia e solo alcuni spiriti
liberi, fuori dal dilagante conformismo della destra e della sinistra, si danno
da fare per un nuovo Rinascimento culturale
Nei
prossimi giorni mi permetterò di spedirle per via postale la mia versione
italiana di S of R, con altro materiale (l’invito, alcune fotocopie di ritagli
stampa di quotidiani italiani su A S, ecc.). Se le posso essere utile in
qualche maniera, non sarà per me un disturbo, ma un modo di sdebitarmi per le
sue informazioni che – le assicuro – sono state preziosissime. Mi chieda, senza
timore, qualsiasi cosa che ritiene possa esserle utile per il suo lavoro.
Le
rinnovo nuovamente il mio piacere di poter comunicare con Lei. Farò tesoro dei
suoi suggerimenti. E nell’attesa di nuove, la saluta cordialmente il suo devoto
Moreno
Neri
Dear
Moreno
if
I may. I do apologize for the delay in thanking you for the magnificent
cornucopia of writings - most of all the generous gift of your translation of
The Stones of Rimini - that reached me some weeks ago. The fact is I have had to
return to England from Australia to visit my elderly mother in hospital. In my
continuing endeavour to learn the Italian language I could not have more
alluring materials to work on, and I'm truly looking forward to the newspaper
cuttings to gain some sense of how Adrian is received in Rimini. I look forward to further communication when I have
explored your gifts more fully.
With
best wishes,
Yours
sincerely,
Richard.
10.10.2002
Caro
Moreno
se
mi è permesso mi scuso per il ritardo nel ringraziarLa per la cornucopia
magnifica di scritti - soprattutto il regalo generoso della sua traduzione di The
Stones of Rimini – che mi è giunta alcune settimane fa. Il fatto è che sono
dovuto ritornare in Inghilterra dall'Australia per visitare la mia anziana
madre in ospedale. Nel mio continuo
sforzo di imparare la lingua italiana non potevo avere materiali più allettanti
per lavorarci sopra, e io sto aspettando veramente con ansia i ritagli di
giornale per avere il senso di come Adrian sia stato accolto a Rimini. Attendo ansiosamente
ulteriori comunicazioni mentre esploro più pienamente i Suoi regali.
Tanti auguri,
Distinti saluti,
Richard.
10.10.2002
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